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VIDEO | L'emergenza senza fine di Omar e la sua famiglia: sfratto rinviato, ma ora tocca al Comune dare soluzioni

Quinto accesso dell'ufficiale giudiziario che rinvia lo sfratto per l'assenza del medico legale. Ma la situazione di emergenza non cambia: "La storia di Omar mostra quanto il sistema in questa città non funzioni"

Da tre anni in una casa senza luce, acqua e gas. Ma pur sempre un tetto sotto il quale vivere in attesa di quella casa popolare che non arriva mai. Ed è una storia di emergenza abitativa lunga 20 anni quella di Omar, autistico con una invalidità del 75%, della mamma 60enne e del fratello 19enne Mohamed.

Ed oggi è proprio Omar a farsi portavoce della famiglia e a portarsela sulle spalle, con una magra pensione di invalidità, soprattutto da quando il padre li ha abbandonati. Da quel primo sfratto nel 2014, dopo che il padre perse il lavoro e se ne andò, per loro è stata un’odissea tra centri di accoglienza, case famiglia e, in alcuni periodi, anche la strada.

Nella mattina di oggi, lunedì 25 marzo, il quinto accesso dell’ufficiale giudiziario per eseguire lo sfratto da questo appartamento ricavato dagli ex lavatoi nel quartiere di Torre Angela: “Siamo arrivati in questa casa ne 2019 e ci fu subaffittata in nero, in alcuni periodi l’abbiamo dovuta anche forzatamente condividere con degli inquilini che ci venivano portati qui - racconta Omar -. Nel 2021 ci propongono di affittarla tutta ma sempre in nero, senza contratto, e allora ci siamo rifiutati perché non ne possiamo più di essere in nero e senza tutele”. In parallelo la richiesta della casa popolare, ma con soli 31 punti davanti a loro ci sono centinaia di persone. “Aspettavamo Yuri Trombetti (consigliere comunale del Pd e presidente della commissione capitolina al Patrimonio, ndr) perché ci aveva assicurato la presenza, invece qui c’è solo la polizia - dice Daniele dell’assemblea di auto difesa dagli sfratti in presidio stamattina a sostegno di Omar -. Questa famiglia non può finire in mezzo a una strada, o nuovamente nel circuito di assistenza comunale che li separa e che ha già lasciato i segni sulla loro condizione psico fisica. Hanno diritto ad avere una casa popolare”.

Interpellato telefonicamente da RomaToday, Trombetti scarica subito la questione sulla collega, Nella Converti, consigliera comunale nelle fila del Partito democratico e presidente della commissione capitolina alle Politiche sociali: “Questa storia mostra che a Roma il sistema non funziona, perchè quando ci troviamo di fronte ad una famiglia composta da una madre che non lavora, un ragazzo disabile e un altro figlio appena maggiorenne che tra l’altro ha dovuto rinunciare anche alla scuola non c’è molto altro da dire - spiega Converti a RomaToday -. Il problema è il punteggio in graduatoria che ritengo sia troppo basso, per questo ho deciso di convocarli, vedere in dettaglio tutta la documentazione e vedere quello che si può fare. Io in questi mesi ho scritto a tutti per evidenziare questa storia, ma nessuno mi ha degnato di una risposta”.

Alla fine lo sfratto viene rinviato al 9 maggio: “Ci auguriamo di avere una soluzione alternativa nel frattempo - conclude Omar -. Non si può vivere così. In questa città si specula sulla povertà delle persone”.


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