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La casa popolare è un miraggio, l'affitto pure: Catia, sola con due figli a carico, rischia lo sfratto

Il condominio proprietario dell'alloggio vuole mandarla via. Unione Inquilini: "Venga presa in carico dai servizi sociali"

Catia Buffoni

Sfrattata da via della Marranella per morosità, oggi nuovamente sotto sfratto da un appartamento di proprietà condominiale in via Antonio Tempesta a Tor Pignattara, Municipio VII. La storia di Catia Buffoni, 45 anni, è comune a migliaia di persone a Roma: non ha sufficiente reddito per sostenere un affitto, ma nemmeno un disagio sufficientemente grave per scalare posizioni nella graduatoria delle case popolari. 

Ex addetta alle pulizie, disoccupata da oltre tre anni, una figlia adolescente a carico e un figlio maggiorenne, il padre c'è ma non sono coniugati e non vive con loro. "Nel 2018 sono arrivata in questo appartamento - racconta Catia a RomaToday - ma non avendo garanzie, uno degli inquilini si è reso disponibile a farsi intestare il contratto, di tipo transitorio e della durata di sei mesi". L'affitto, continua la signora "era di 500 euro al mese, inizialmente ho pagato 900 euro e altri 400, poi non ce l'ho fatta più". 

Ad arrivare in soccorso, almeno parzialmente, è stato il reddito di cittadinanza: "Da marzo a ottobre 2021, saltando luglio - spiega Catia - sono riuscita a pagare l'affitto quasi regolarmente". Senza però avere un contratto, perché già alla fine dei sei mesi iniziali "non è stato proposto un altro accordo, finché poi non è arrivato lo sfratto". Come conferma anche Fabrizio Ragucci di Unione Inquilini "gli accessi dell'ufficiale giudiziario sono stati diversi nel corso del 2021, tra febbraio e maggio". Ora Catia se ne aspetta un altro a breve, anche se notifiche non ne sono ancora arrivate. 

"La signora ha fatto domanda di casa popolare nel 2015 - prosegue Ragucci - ottenendo 21 punti. Abbiamo controllato e verificato che, avendo subito uno sfratto nel 2018, avrebbero dovuto assegnargliene altri 10. per questo abbiamo presentato un'integrazione il 20 gennaio, ma per vederseli riconoscere aspetterà la primavera del 2023". Tra l'altro gli eventuali 31 punti non sarebbero ancora sufficienti per ambire a un'assegnazione: "La quota minima è intorno ai 40. Questa è una delle dinamiche che il comune dovrebbe cambiare: il bonus nei punteggi scatta con il terzo figlio a carico, è assurdo perché la maggior parte dei nuclei che fanno domanda non arrivano a tre figli". Ragucci poi fa una sottolineatura riguardante la tipologia di contratto scelto dal condominio nel 2018: "Un transitorio non può essere fatto in questo caso specifico - denuncia il sindacalista - e in tribunale verrebbe facilmente convertito in un 4+4, ma capiamo che l'effettivo titolare del contratto non abbia voglia di mettersi a combattere per questa cosa, tra l'altro è anche molto malato". 

Le strade da percorrere, dunque, non sono molte: la signora Catia Buffoni può avere accesso al contributo municipale per l'affitto, grazie alla legge 163, ma difficilmente un privato accetterebbe un'inquilina che non può fornire garanzie. L'alloggio popolare è ancora un miraggio o quasi, dato il punteggio. "Il comune ha a disposizione appartamenti vuoti in tutta Roma - risponde Ragucci - come per esempio 10 a via Trionfale di Città Metropolitana, pronti per essere consegnati a persone come Catia. Ma la lista è lunga". 


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