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Disabilità e mobilità, la denuncia: "Quanti problemi tra pedane, bus, taxi, metro e cinema"

Erasmo Catavolo è il figlio della signora Carla, costretta sulla sedia a rotelle da tre anni. Ecco la sua testimonianza

La questione delle barriere architettoniche a Roma è complessa, ma l’evidenza di alcune situazioni porta a pensare che qualche sensibile miglioria possa essere apportata, per evitare il continuo ripetersi di tristi esperienze, come quella accaduta lo scorso 2 gennaio alla signora Carla, costretta sulla sedia a rotelle da tre anni. Si tratta solo di un esempio, tra tanti, denunciato tramite social anche da Michela Mirani, responsabile nazionale del dipartimento disabilità di Rivoluzione Cristiana.

Ad accompagnare Carla c’era il figlio, Erasmo Catavolo, che abbiamo contattato per comprendere meglio quali sono le problematiche che lui e sua madre incontrano nel quotidiano.

Erasmo Catavolo: “Ecco le nostre disavventure tra pedane, bus, taxi, metro e cinema”

“Provo a rendere la vita di mia madre quanto più “normale” possibile, per questo spesso usciamo, andiamo ad una mostra o a vedere un film – ci spiega Erasmo - Il giorno della Festa della Repubblica, intorno alle 21:00, eravamo alla fermata Cicerone/Plinio, in attesa del 913. L’abbiamo atteso, ma invano, perché il mezzo era sprovvisto della pedana che permette a mia madre e a tutte le persone costrette temporaneamente o meno sulla sedia a rotelle di salire. Voglio denunciare l’accaduto perché non si tratta della prima volta. La situazione sta diventando preoccupante”.

Già, perché quando capita invece che la pedana ci sia, subentra un altro problema, che dovrebbe essere risolto dal buon senso, ma così non è: “Quando l’autobus è fornito di pedana, questa è esclusivamente manuale perché quelle automatiche le hanno eliminate a causa del malfunzionamento. Ci tengo a precisare che la maggior parte degli autisti ferma il veicolo, scende, monta la pedana e ci permette di salire, ma non è raro trovare anche autisti che si rifiutano o fanno finta di nulla, perché pare che questa operazione non sia prevista dal contratto. In queste spiacevoli occasioni ho provato a chiedere spiegazioni, senza ottenere alcun riscontro. Ma le perplessità restano soprattutto perché io ormai sono abituato a far tutto da me per mia madre, ma ci sono anche accompagnatori che non sanno come si utilizza in modo corretto la pedana, oppure disabili che si muovono in carrozzina, ma da soli. Per fortuna, ripeto, il più delle volte autisti o altri passeggeri si rendono disponibili, ma se è vero che questo compito non spetta a nessuno per contratto, non si dovrebbe lasciare alla bontà d’animo altrui la possibilità di un disabile di usufruire del servizio pubblico”.

Lo sconforto è evidente nelle parole del signor Catavolo, che ammette: “Non nascondo che tutto ciò fa male. Capisco le problematiche dell’autista, che magari non può fermare l’autobus in salita o lasciarlo senza guida per qualche secondo, ma si tratta di umanità. I problemi tecnici, invece, come la totale assenza di pedane, dovrebbero essere ritenuti almeno pari a quello dei tornelli, invece Roma e l’Italia in generale sembrano sempre un passo indietro per quanto riguarda la disabilità. Il tempo è prezioso per tutti, ma per alcune persone, come mia madre, anche di più”.

Oltre agli autobus, forti disagi si riscontrano anche per quanto riguarda taxi, metro e cinema, come ci racconta ancora Erasmo: “Per quanto riguarda i taxi, c’è una flotta del 3570 creata appositamente per il trasporto dei diversamente abili. Il servizio però non ha copertura sufficiente per sostituire il servizio pubblico (e ha un costo decisamente superiore, ndr), quindi si è costretti comunque a dover attendere un bel po’ o a non poterne usufruire. Altro grande problema è quello della metro: fino a poco tempo fa a Flaminio, una fermata centralissima dov’è segnalata la presenza di un ascensore a pedana, questo era puntualmente fuori uso. In generale rispetto al numero delle fermate, è risibile il numero di quelle accessibili. Stesso discorso vale per i cinema: a volte riservano le postazioni per la carrozzina solo in una o due sale, eliminando così la possibilità di "scegliere" il film. Inoltre, spesso vengono riservati i due posti più esterni della primissima fila, lì dove neanche un non disabile penserebbe mai di sedersi e poter vedere per bene lo schermo! Ce ne sarebbero di cose da dire, spero solo che qualcuno accolga le nostre segnalazioni e, tra i problemi generali della città, pensi anche a quello dei diversamente abili”.


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