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Via dei Condotti, la guerra delle pedane: così i tre negozi danneggiati dai dehors “andranno fino in fondo”

Il Caffé Greco si espande fino a 26 posti a sedere. Cartier, Damiani e Prada protestano. Sarà diffida formale “e se necessario una causa anche al Comune”

Le pedane di via dei Condotti diventano argomento di disfida: “La legge è chiara”, afferma, contattato in mattinata da Roma Today, chi si sta occupando della querelle per i dehors nella nota strada del centro storico. Riassumiamo quanto accade: questa mattina Repubblica Roma ha riportato la contesa fra il Caffè Greco, storico esercizio di via dei Condotti, e i tre negozi di Cartier, Damiani e Prada che insistono sulla stessa celebre via della capitale. Carlo Pellegrini, l’esercente del Greco, ha affermato di aver chiesto al Comune di Roma “l’ampliamento” della disponibilità dei suoi spazi esterni lo scorso dicembre. Non avendo l’amministrazione nulla risposto, il titolare si prepara a riaprire il prossimo 26 aprile disponendo di 26 posti a sedere all’aperto. Il problema, come ha notato l’associazione di via Condotti sempre su Repubblica Roma, è che lo spazio di pertinenza del Greco non può essere ampliato senza il via libera dei negozi a fianco, nulla osta che non solo non è mai giunto, ma che non sarebbe stato mai chiesto.

Le diffide

Chi sta gestendo la pratica per conto di Cartier, Damiani e Prada rivela ora a RomaToday dei dettagli ulteriori. Esiste un preaccordo con il gabinetto della sindaca Virginia Raggi: quest’ultimo starebbe aspettando tre formali dichiarazioni di dissenso rispetto all’uso dello spazio stradale davanti ai propri esercizi. Alla consegna di queste dichiarazioni, i tre esercenti confidano che il comune faccia il suo lavoro, dando ordine affinché le pedane installate dal Greco vengano rimosse. E se ciò non accadesse? “Cartier, Damiani e Prada hanno già dato mandato ai legali, e non è un mandato esplorativo”, viene riferito a Roma Today: “Andranno fino in fondo, facendo causa  per danni”.

Il destino delle pedane, criticate di recente anche dall’onorevole Roberto Morassut,  dipenderebbe insomma dall’invio di queste dichiarazioni formali di diffida da parte degli esercenti a Palazzo Senatorio. 


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