Indiano bruciato, Nettuno adotta Navte. La madre del minore: mio figlio è innocente
Il Comune di Nettuno ha deciso di costituirsi parte civile, promettendo di trovargli un lavoro una volta guarito. La madre del 16enne intanto accusa: “Mio figlio è innocente, sono stati gli altri due”
n attesa dell'operazione di venerdì prossimo, si mantengono stabili le condizioni di Navte Sing, l'indiano picchiato e bruciato domenica scorsa da tre ragazzi a Nettuno. Proprio la cittadina del litorale romano ieri ha deciso di costituirsi parte civile a favore dell'indiano.
"La città di Nettuno adotterà Navte Sing, al quale tutti noi auguriamo una pronta e perfetta guarigione", ha detto il presidente dell'assise cittadina, Nicola Burrini. In precedenza il consiglio comunale, dopo un lungo dibattito, aveva approvato all'unanimità l'ordine del giorno in discussione che prevede l'istituzione di un coordinamento con le forze dell'ordine per la sicurezza territoriale, il ripristino del tavolo operativo sulla sicurezza anche in collaborazione con le associazioni e cittadini e il progetto di installazione di telecamere di controllo nel borgo medievale e nei quartieri a rischio,
attraverso un finanziamento regionale.
Mio figlio, quando si è reso conto che il barbone bruciava, ha preso l'acqua dalla fontana |
Il sindaco, Alessio Chiavetta, intervenendo al termine del dibattito aveva ribadito la condanna della aggressione da parte sua e di tutta la città. "E' stato un gesto gravissimo”, ha affermato, “che ha sconvolto tutti. Oltre a mettere in pericolo la vita del cittadino indiano aggredito, ha avuto anche una ricaduta alla nostra comunità che è stata presentata ovunque, nei mass media, come una città
razzista. Nettuno non è così, lo sappiamo bene, e questa amministrazione sta lavorando in tanti settori per far fronte a situazioni difficili, anche a livello di servizi sociali”.
Intanto sempre ieri la madre del ragazzo minorenne in un'intervista televisiva ha dichiarato l'innocenza di suo figlio: “Mio figlio è innocente. Sono stati gli altri due, quelli più grandi a farlo bere e fumare. Quelli più grandi hanno dato fuoco al barbone della stazione, mio figlio quando si è reso conto che stava bruciando, ha preso dell’acqua da una fontana e l’ha lanciata per spegnerlo. Lui non c’entra niente, io non lo abbandono ma se avesse combinato qualcosa, cosa che non credo, se anche avesse fatto qualcosa c’è la legge e spero che questa vicenda gli serva per crescere”.