Cronaca

Diabolik, dopo l'omicidio la serie di appostamenti: così pianificavano di uccidere il braccio destro di Piscitelli

Dopo la sua morte, anche il suo socio temeva di fare la stessa fine dell'amico Fabrizio Piscitelli al punto tale che al momento del suo arresto lo scorso novembre, tentò la fuga per i tetti in pigiama

"Sicuro esce da qua e spari". Le parole sono quelle di Leandro Bennato, intercettate, e dette a Raul Esteban Calderon che, pochi mesi prima, aveva ucciso Fabrizio Piscitelli, noto come 'Diabolik'. Obiettivo in quella conversazione del novembre 2019, era il braccio destro dell'ex capo degli Irriducibili, Fabrizio Fabietti ossia un pezzo grosso del narcotraffico romano e non solo come hanno raccontato alcune inchieste. 

La scia di sangue dopo l'omicidio di Piscitelli, sembrava non volersi fermare. Per undici giorni, dal 14 al 25 novembre 2019, Bennato e Calderon hanno provato ad ammazzare Fabietti. A raccontare la guerra tra bande che per un anno ha impazzato per le strade di Roma, sono le indagini della polizia e dei carabinieri, confermate dal lavoro della procura di Roma. E il novembre del 2019, in questo senso, è stato un mese intenso. Ricco di colpi di scena. 

Il 14, alle 19 di sera, Leandro Bennato, viene ferito con dei colpi di pistola all'addome in via di Boccea, in mezzo al traffico. È la prima reazione armata all'omicidio di 'Diabolik' consumato l'agosto precedente. Chi ha sparato, probabilmente ha visto in Bennato un protagonista di quel delitto.

Le inchieste racconteranno che, secondo diverse ricostruzioni, Bennato avrebbe avvallato l'omicidio materialmente eseguito, a sangue freddo, da Calderon che, dalla famiglia Bennato, avrebbe preso 100mila euro e diversi altri bonus. Un omicidio che ormai era sulla bocca di tutti, "lo sapeva tutta Roma". 

L'agguato a Leandro Bennato

Un fatto di sangue che doveva essere vendicato. E così ecco la reazione con l'agguato a Bennato. Leandro Bennato e gli uomini a lui vicini, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ipotizzavano che l'attentato ai propri danni avesse quale mandante Fabrizio Fabietti, ossia il "braccio destro" di Piscitelli.

L'inseguimento da parte degli autori del reato, due giovani a bordo di una moto SH, aveva avuto infatti una durata prolungata, sino a quando i due avevano affiancato la Fiat Panda condotta da Bennato sparando i colpi di pistola in prossimità di un incrocio. In quel lasso temporale, la vittima si era fatta l'idea che si trattasse di persone molto giovani riconducibili al gruppo avversario.

Fratelli pronti a morire l'uno per l'altro e un sicario al loro servizio, il gruppo di Casalotti che ha fatto fuori 'Diaboolik' e 'Simone

Fabietti nel mirino degli antagonisti di Diabolik 

Neanche 48 ore dopo, a cominciare dal 16 novembre 2019, Leandro Bennato - nonostante le ferite riportate nell'agguato - ha subito iniziato "una serie di appostamenti a mano armata" insieme a Raul Calderon, spiega il gip di Roma Tamara De Amicis per "sorprendere Fabietti nei luoghi da quest'ultimo solitamente frequentati". Una risposta all'attentato subito anche sotto l'abitazione della moglie di Fabietti. "Sicuro esce da qua e spari al ginocchio", dice Bennato a Calderon.

Dal giorno successivo, venuto a conoscenza delle intenzioni di Bennato, Fabietti - secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine - si sarebbe dotato di una scorta armata e adottava una serie di cautele come il controllo e la bonifica dei luoghi da lui frequentati, prima fra tutte la sua abitazione. Il 18 novembre Calderon e Bennato tentavano un nuovo appostamento sotto casa di Fabietti. Anche questa volta un buco nell'acqua. Quindi un ulteriore appostamento il 25 novembre: "a dimostrazione della serietà della volontà di compiere un gesto efferato, si segnala che Leandro Bennato invitava il Raul Calderon a scendere dall'autovettura, indossare lo scaldacollo e i guanti (gli chiede "ce l'hai lo scaldacollo" e, alla risposta positiva di Raul, afferma "mettitelo ... pure i guanti"). Nelle intercettazioni ambientali si evince l'attitudine di Calderon a prestarsi per il compimento di azioni di sangue", scrive il gip.

L'arresto di Fabietti

A salvare Fabietti, forse, il blitz della finanza con l'indagine Grande Raccordo Criminale. Fabietti era così preoccupato per la sua vita al punto tale che al momento del suo arresto avvenuto il 28 novembre del 2019, tentò la fuga per i tetti in pigiama. Tirò un sospiro di sollievo solo quando apprese che si trattava degli uomini del gico della finanza. Bennato e i suoi la sua vendetta per l'agguato subito in via di Boccea se la prendono l'anno dopo a Torvajanica, a morire ammazzato da un colpo di pistola sparato da un killer vestito da runner - come successe a Piscitelli - fu Shehaj Selavdi.


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