Cronaca

Mafia a Roma: la Dia disegna la mappa dei clan, ecco chi comanda nella Capitale

Nel Lazio e a Roma in particolare si segnala "l'operatività di diverse formazioni criminali ben strutturate"

Casamonica, Di Silvio, Spada e Fasciani. Sono questi i nomi più ricorrenti dei clan a Roma dove, tuttavia, sono forti le influenze di clan campani, calabresi e siciliani. A disegnare la mappa della malavita nella Capitale è la Direzione Investigativa Antimafia. Nel rapporto semetrale viene sottolineato come a Roma, tra i gruppi criminali, "si evidenziano sempre di più organizzazioni assimilabili al modus operandi di associazioni mafiose".  

Casamonica e Spada: ecco i clan a Roma

Il primo nome che si legge è quello dei Casamonica cui sono state, nel tempo, contestate condotte usurarie ed estorsive, nonché il traffico di droga e, dopo l'operazione Gramigna, anche l'aggravante mafiosa la stessa che è stata notificata anche al clan Spada dopo l'operazione Elissi. Gli esiti investigativi e giudiziari degli ultimi anni continuano, infatti, a dar conto di una realtà, quella romana, particolarmente complessa sotto il profilo delle infiltrazioni criminali, che vedono all'opera qualificate proiezioni delle organizzazioni di tipo mafioso italiane che sono riuscite "agevolmente ad adattarsi alle caratteristiche socio-economiche del territorio di elezione", si legge nel rapporto.

All'occorrenza, queste compagini criminali sanno perfettamente intersecare i propri interessi non solo con i sodalizi di matrice straniera, ma anche con le "formazioni delinquenziali autoctone". In tale contesto, costituisce un vero e proprio "caposaldo giudiziario" nel contrasto alle organizzazioni criminali romane, la sentenza emessa il 26 ottobre 2017, dalla Suprema Corte di Cassazione, nell'ambito della nota inchiesta 'Nuova Alba', che ha riconosciuto la sussistenza del metodo mafioso adottato sul territorio di Ostia dalle famiglia Fasciani, annullando con rinvio la sentenza di secondo grado.

Sempre ad Ostia, la Dia sottolinea anche la vasta eco mediatica che ha avuto l'episodio in cui Roberto Spada ha aggredito la troupe di Nemo. A distanza di pochi giorni dall'accaduto, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha disposto il fermo dell'aggressore per lesioni e minacce, aggravate dal metodo mafioso. Nella Capitale, soprattutto nell'area del quadrante sud-est, si segnala poi l'operatività del menzionato clan Casamonica che poggia il suo potere su una solida base familiare. Tra le attività tipiche del sodalizio primeggiano le condotte usurarie ed estorsive, i reati contro la persona, i traffici di droga ed il reimpiego di capitali illeciti.

In tale contesto, nel mese di dicembre, la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro del compendio aziendale di quattro società, un cavallo da corsa, nove unità immobiliari e un ristorante, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro. Ancora a dicembre, l'Arma dei carabinieri ha tratto in arresto Guerino Casamonica, latitante, che doveva espiare una pena di oltre 11 anni di reclusione, per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali. Nello stesso mese, la Polizia di Stato ha arrestato, per estorsione e reati in materia di stupefacenti, un altro appartenente alla famiglia Casamonica. Una serie di operazioni che hanno portato al maxi blitz del 17 luglio.

'Ndragheta a Roma: i nomi delle famiglie

Le evidenze investigative raccolte hanno fatto luce anche sull'operatività, nel Lazio, delle cosche 'ndrine. A Roma si rileva, in particolare, l'operatività di sodalizi legati ai Mancuso, attivi nell'acquisizione di attività commerciali ed imprenditoriali, per riciclare capitali nei settori della ristorazione e delle acquisizioni immobiliari. Proprio la Capitale è stata interessata dalla confisca eseguita nel mese di dicembre dalla DIA di Reggio Calabria nei confronti di un noto armatore ed ex parlamentare, attualmente latitante a Dubai, già condannato definitivamente dalla Corte di Cassazione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, perché individuato quale uomo politico di riferimento delle cosche reggine. 

Le investigazioni concluse negli anni testimoniano la presenza delle cosche crotonesi Arena e reggine Bellocco, Piromalli e Molè, nonché Mazzagatti, Polimeni e Bonarrigo di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), nell'area di Spinaceto e Tor de' Cenci, attive nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio.

Soggetti legati ai Pelle, Pizzata, Strangio ed ai Muto di Cetraro sono risultati, invece, specializzati nell'usura, nelle estorsioni, nelle rapine, nel traffico di stupefacenti ed armi, avvalendosi anche del supporto di pregiudicati romani. A questi gruppi si affiancano le famiglie Ferrentino, Chindamo e Lamari di Laureana di Borrello.

Nel basso Lazio è stata registrata l'operatività dei menzionati Piromalli di Gioia Tauro (RC), mentre sul litorale di Anzio e Nettuno quella delle cosche di Guardavalle (CZ), in sinergia con esponenti delle famiglie Romagnoli di Roma e Andreacchino di Nettuno, compagini attive nel traffico di stupefacenti.

Cosa Nostra a Roma: mire su litorale ed entroterra

La strategia di Cosa Nostra di operare adottando una politica criminale di basso profilo, trova riscontro anche a Roma dove i clan siciliani continuano ad avvalersi delle "notevoli disponibilità finanziarie per ingerirsi nel tessuto sociale ed imprenditoriale". Le mire imprenditoriali di Cosa Nostra investono in primis l'hinterland della Capitale e il litorale risultando funzionali soprattutto al riciclaggio di capitali.

I settori di maggiore interesse sono quelli dell'edilizia, della ristorazione, delle sale da gioco e dell'agroalimentare. Nell'ultimo semestra sono emersi significativi canali di collegamento tra la Sicilia ed il Lazio che hanno messo in luce le mire imprenditoriali di un sodalizio criminale, riferibile alla famiglia gelese Rinzivillo, il cui reggente, da tempo residente a Roma, era riuscito a realizzare un significativo commercio di prodotti ittici importati dal Marocco. 

Prodotti, secondo la Dia, "imposti in regime di sostanziale monopolio nel territorio siciliano, sono stati commercializzati anche nella Capitale, oltreché in Germania". Per gli altri imprenditori coinvolti nel commercio è stato, altresì, dimostrato il "rapporto sinallagmatico con l'associazione, contribuendone al rafforzamento economico e traendone, nel contempo, vantaggi e  profitti, sia in termini di concreta espansione nel mercato di riferimento che di limitazione della concorrenza", si legge nel rapporto.

Ulteriori interessi economici di cosa nostra nel Lazio sono confermati anche dalle evidenze info-investigative raccolte nell'ambito di un'altra operazione, conclusa nel mese di luglio del 2017, che ha interessato più di 40 società ed aziende con sede, oltre che in Sicilia, anche nel resto del territorio nazionale, tra le quali 2 in provincia di Roma.

L'organizzazione criminale colpita, riconducibile al mandamento di Brancaccio (PA), gestiva una serie di attività illecite, i cui proventi sono stati impiegati "sia per avviare che per favorire l'espansione del predetto gruppo di imprese, operante in regime di sostanziale monopolio nel commercio degli imballaggi industriali". 
 

I napoletani a Roma: gli affari nella Capitale

La vicinanza geografica aiuta le infiltrazioni dei clan camorristici  a Roma tanto che i vertici di alcuni gruppi si sarebbero trasferiti nella Capitale (Pagnozzi e Senese) per riciclare denaro e farvi confluire parte delle ingenti quantità di stupefacenti importate dalle zone di origine. Nel corso del tempo, nel Lazio è stata accertata l'operatività dei clan Di Lauro, Giuliano, Polverino, Licciardi, Contini, Mariano, Moccia, Mallardo, Gallo, Gionta, Anastasio, Zaza, Schiavone, Noviello, Zagaria, Belforte e Bardellino. 

A ottobre, militari dell'Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di 18 componenti di un'organizzazione dedita al narcotraffico, con base operativa a Roma, in zona Borgata Finocchio. Il sodalizio, gestito da due fratelli originari di Torre del Greco (NA), prevedeva l'impiego di pusher e giovani vedette, nonché l’assistenza legale dei propri sodali in caso di arresto.

Gruppi Stranieri a Roma. cinesi, africani e sudamericani

Tanti anche i gruppi operanti a Roma. Dagli africani, nello spaccio, ai cinesi nelle truffe e nella "schiavitù" di connazionali. nel quartiere Esquilino, il 24 ottobre, è stato tratto in arresto un cittadino cinese che, a seguito di un litigio, avvenuto per motivi legati al lavoro, ha accoltellato un suo connazionale.

Altrettanto significativa è l'operazione 'Regina' conclusa a Roma nel mese di settembre, dalla Polizia di Stato con l'arresto di 12 soggetti, di nazionalità italiana, peruviana, albanese e bulgara, responsabili di traffico internazionale di cocaina, importata dal Sudamerica, destinata al mercato della Capitale e del litorale romano. Il sodalizio era guidato da una donna che, in contatto con fornitori sudamericani, si avvaleva di corrieri di nazionalità peruviana. 


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