Cronaca

Caso Orlandi: dopo la tomba di Renatino la scientifica analizza l'ossario

La salma a Sant'Apollinare è di De Pedis, ma gli inquirenti cercano risposte sul caso Orlandi. Si cerca tra le ossa di dubbia datazione deposte nelle cripta

Il caso Orlandi resta ancora un rebus intricato che molti speravano di veder risolto ieri con l'apertura della tomba di Renato De Pedis nella chiesa di Sant'Apollinare, a pochi passi da piazza Navona. Invece, il caso continua ad apparire come uno dei tanti gialli italiani che sembrano lontani dalla soluzione.

Così potrebbe sembrare tutta l'architettura delle indagini sul caso che ieri, effettivamente, sono giunte a un atto ben concreto dopo anni di ipotesi, piste suggerite, inventate o deviate. Il corpo di “Renatino” rinvenuto nella sua bara e in buono stato di conservazione che ha permesso un immediato riconoscimento, ha fugato ogni dubbio su chi fosse veramente seppellito a Sant'Apollinare, ma le indagini di ieri, come ha ricordato Pignatone, non erano indirizzate al boss della Magliana bensì a scoprire qualcosa su Emanuela Orlandi e alla ricerca dei suoi resti.

Quindi, la scientifica non si è fermata alla tomba di De Pedis ed ha continuato a setacciare la cripta dando vita a quella prima incerta notizia sul ritrovamento di una scatola all'interno della bara che conteneva alcune ossa e poi verificatasi inesatta. Quella ritrovata ieri, infatti, non è una cassetta all'interno della bara, ma una delle tante cassette in zinco che  contengono i resti delle tante persone che nell'arco dei secoli sono state seppellite nella chiesa di Sant'Apollinare così come era usanza fino all'editto napoleonico di Saint Cloud e, dopo di questo, trasferite nella cripta. Cripta dove c'è anche Renatino e dove, proprio di fronte tomba del boss, c'è un'altra stanza in cui sono custodite le ossa di chierici, sacerdoti e facoltosi che furono tumulati nella chiesa. Un ulteriore ostacolo arriva anche dal tempo: nel 2005 si è dovuto provvedere a dei lavori di mantenimento della cripta per proteggerla dall'umidità e dal logorio degli anni.

Constatato e chiarito questo non ci si ferma, anzi, la scientifica prosegue le sue analisi e indagini, aiutati da archeologici forensi per stabilire se, assieme ai resti “normalmente” deposti nella chiesa se ne trovino alcuni di datazione incerta su cui eseguire l'analisi del Dna e verificare se possono essere di Emanuela Orlandi. Tutto questo è avvenuto nel cortile interno dell'Università Santa Croce dove sono continuate le lezioni mentre è stata montata una tenda da campo adibita a laboratorio per analizzare le ossa.

Anche Vittorio Rizzi, capo della mobile capitolina ha confermato: “Le attività disposte dalla Procura di Roma sono in corso: in questo momento si sta procedendo all'esame delle ossa contenute in un ossario, si tratta di reperti risalenti all'epoca pre-napoleonica, è un lavoro piuttosto lungo che durerà ancora un paio di giorni."


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