Cronaca

Sequestri di persona dopo il furto di 107 chili di cocaina: chiesti 20 anni per il boss di Casalotti

Leandro Bennato, pregiudicato di lungo corso e citato nell'inchiesta 'Grande Raccordo criminale' e in quella per l'omicidio di Diabolik, è al centro dell'indagine. La procura ha chiesto 20 anni anche pure per il suo braccio destro. Otto anni e 8 mesi chiesti per un carabiniere

La Procura di Roma ha chiesto una condanna a 20 anni di carcere per il boss di Casalotti Leandro Bennato, accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio. La storia è quella dei 107 chili di cocaina rubati. Una vicenda di cui RomaToday ne aveva dato conto lo scorso 24 marzo 2023. Ora, dopo gli arresti e una serie di sviluppi investigativi, il processo è iniziato. 

I pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio, nella requisitoria con rito abbreviato, hanno sollecitato la stessa pena di 20 anni anche per Elias Mancinelli, braccio destro di Bennato. Richieste di condanne pure per gli altri cinque imputati tra gli 8 anni e gli 8 anni e 8 mesi. Tra loro anche Cristian Isopo, difeso dall'avvocato Alessandro Fantappiè, Autilia Romano e Autilia Bevilacqua, e un carabiniere operativo all'aeroporto di Fiumicino che avrebbe anche messo in contatto Isopo con le due donne sinti, considerate dal militare due ladre professioniste, per commettere il maxi furto di droga.

Il boss di Casalotti  

Nell'inchiesta, coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia capitolina Michele Prestipino e Ilaria Calò, a Bennato, il cui nome compare anche nelle carte dell'inchiesta sull'omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias 'Diabolik' (assolto) e in quella 'Grande Raccordo criminale' (condannato e poi scarcerato), si contesta l'accusa di sequestro a scopo di estorsione in relazione a tre diversi episodi commessi tra novembre e dicembre del 2022 per recuperare lil quintale di cocaina che gli era stata sottratta. 

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La vendetta e le torture

Bennato, inserito nel contesto criminale attivo nella zona di Casalotti e Boccea, è accusato, insieme con Elias Mancinelli, già nei guai nel 2018 nell'ambito di un'inchiesta di droga che aveva sgominato un'organizzazione rivale al clan Spada, di essere il 'proprietario' di 107 chili di cocaina poi sottratta a Gualtiero Giombini che la custodiva per loro. In seguito al furto della droga Bennato avrebbe tenuto segregato Giombini per diversi giorni all'interno di una baracca, torturato e liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei responsabili del furto. Giombini morirà poche settimane dopo essere stato sequestrato, nel dicembre 2022.

Secondo l'atto d'accusa dei pm Bennato ha agito quale ''mandante del sequestro'' e ''regista'' di tutte le fasi esecutive, ''dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale, fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta''.

Gli altri sequestri

Anche Isopo poi, secondo quanto emerso dalle indagini, era stato sequestrato per dodici ore all'interno della stessa baracca in cui era segregato Giombini, legato ad una sedia con fascette da elettricista e picchiato ripetutamente fino a quando si è adoperato per restituirgli 77 chili della cocaina sottratta.

Un terzo caso di sequestro di persona riguarda invece Autilia Romano e Autilia Bevilacqua, compiuto allo scopo di farsi restituire altri 7,7 chili della partita di droga. Una delle due donne fu liberata dopo circa 8 ore perché, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stata erroneamente sequestrata a causa dell'omonimia con la cugina. Oltre alla droga, per la liberazione, erano stati 'restituiti' circa 165mila euro provento della cessione di un'altra parte dello stupefacente sottratto.


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