Cronaca

Colpo al tesoro del clan Cordaro: sequestrati ristoranti ed una squadra di calcio

Le misure preventive hanno riguardato beni immobili e conti correnti per circa 3 milioni di euro. Le indagini durate tre anni, sono il proseguo dell'Operazione R9 che lo scorso luglio ha portato all'arresto all'arresto di 37 sodali al gruppo criminale operante nella zona di Tor Bella Monaca

Da sinistra: Angela Altamura, Michele Prestipino, Luigi Silipo e Maurilio Grasso

Un giro d'affari da 120mila euro al mese che ha portato l'organizzazione ad accumulare beni per 3 milioni di euro. A sequestrare il tesoro del clan Cordaro, sgominato nel luglio del 2016 nell'ambito della Operazione R9, la Squadra Mobile di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica capitolina. Un 'tesoro' accumulato nel corso degli anni stimato in circa 3 milioni di euro. Oltre a ville ed abitazioni nella zona di Tor Vergata, a Rocca Priora ed a Monte Compatri, la famiglia aveva investito i propri beni nell'Isola sarda della Maddalena, (provincia di Sassari), dove gli inquirenti hanno messo i sigili ad un ristorante, un fast food pizzeria e soprattutto a quote e patrimonio della Asd "Ilvamaddalena 1903", squadra di calcio che milita nel campionato di Eccellenza sardo. 

DAL SEQUESTRO ALLA CONFISCA - L'esecuzione della misura di prevenzione, è stata attuata questa mattina dagli investigatori della Divisione Anticrimine della Questura di Roma e dalla Squadra Mobile, con l’ausilio degli omologhi uffici di Sassari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica capitolina. Un sequestro di beni per circa 3 milioni di euro finalizzato alla confisca del patrimonio nella disponibilità dei principali esponenti della famiglia Cordaro, ritenuti capi e promotori dell’associazione. Le indagini sono state presentate nella sala stampa della Questura di Roma alla presenza del dottor Michele Prestipino, (Procuratore Aggiunto della DDA capitolina), il dottor Luigi Silipo, primo dirigente della Squadra Mobile di Roma, la dottoressa Angela Altamura, dirigente della Divisione Anticrimine della Questura Capitolina ed il dottor Maurilio Grasso, dirigente della Divisione Criminalità Organizzata della polizia romana.

ECCO CHI SONO I VERTICI DEL CLAN (CLICCA SU CONTINUA)

I VERTICI - Ai vertici della struttura gerarchica e piramidale dell'organizzazione, Valentino Iuliano, romano di 27 anni, "ritenuto capo e promotore dell'organizzazione anche dal carcere"; Salvatore Cordaro (57 anni), ritenuto "promotore dell’organizzazione, con ruoli di direzione ed organizzazione, nonché di tesoriere"; Giuseppe Cordaro (classe 1987), romano, "con ruoli di direzione e coordinamento (in subordine a Salvatore ed a Valentino) e raccolta proventi"; Paola Palavanti, romana di 51 anni, "gravata da pregiudizi di polizia, con ruoli di supervisione e coordinamento (in subordine a Salvatore ed a Valentino) e raccolta proventi"; e Natascia Cordaro, romana di 31 anni, "gravata da pregiudizi di polizia, con ruoli di supervisione e coordinamento (in subordine a Salvatore ed a Valentino) e raccolta proventi".

SORVEGLIANZA SPECIALE - Nei loro confronti la Procura ha infatti chiesto, oltre alla misura patrimoniale, anche l’applicazione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di Roma per 3 anni e di presentazione alla polizia giudiziaria una volta a settimana. I cinque, che allo stato sono già ristretti in carcere a seguito dell'Operazione R9, del luglio 2016, coordinata sempre dalla DDA della Procura di Roma, che aveva richiesto ed ottenuto dal locale GIP l’esecuzione di 37 provvedimenti restrittivi della libertà personale a carico di altrettanti soggetti, tra cui appunto i suindicati, indagati, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish), omicidio e tentato omicidio, violazione della normativa sulle armi, riciclaggio, ricettazione, truffa ai danni dello stato, falso.

IL BUSINESS DEI CORDARO (CLICCA SU CONTINUA)

TRE ANNI DI INDAGINE - L’attività investigativa, durata quasi 3 anni, ha investigato a fondo sull’intero gruppo criminale facente capo ai Cordaro, che annoverava tra le sue fila più di 50 affiliati, avendo costituito una stabile struttura organizzativa, dotata di mezzi (veicoli e locali), risorse finanziarie ed armi, caratterizzata da una rigida ripartizione di compiti e di ruoli, con collegamenti operativi sul tutto il territorio.

IL BUSINESS - Quaranta sono stati gli arresti effettuati negli anni tra cui quelli eseguiti in flagranza di reato e quelli a seguito di misure cautelari. Notevoli i quantitativi di droga smerciata dal clan e di conseguenza i proventi illeciti, gestiti attraverso una precisa contabilità, ricostruita grazie al sequestro cartaceo di documentazione attinente che, attraverso l’attività delittuosa ben organizzata, garantiva un ingente quantità di denaro utilizzata per le attività di riciclaggio, i cui introiti venivano costantemente immessi nell’economia legale con l’acquisto di esercizi commerciali, armi e mezzi di locomozione. Si è rilevato che in media, l’incasso del gruppo ammontava a 125.000 euro circa al mese. 

OMICIDIO E TENTATO OMICIDIO (CLICCA SU CONTINUA)

TENTATO OMICIDIO - Un gruppo cruento, quello dei Cordaro, che non risparmiava l’utilizzo di armi da fuoco per affermare la propria egemonia territoriale. Emblematici in tal senso sono un tentativo di omicidio ai danni di due soggetti, attuato a Roma nel marzo del 2013, con chiaro metodo mafioso (in pieno giorno, a volto scoperto e con armi ad alto potenziale, ossia con modalità tali da creare una condizione di assoggettamento ed omertà nelle vittime ed in altre persone ad esse collegate), allorquando proprio Valentino Iuliano insieme a dei correi, colpivano con 36 colpi di kalashnikov l’auto dei due malcapitati, scampati alla morte per caso ma rimasti gravemente feriti.

OMICIDIO CON METODO MAFIOSO - Oltre a ciò i destinatari delle misure cautelari sono ritenuti colpevoli dell'omicidio, "commesso con metodo mafioso", eseguito a Roma nel novembre del 2015 da Salvatore e Giuseppe Cordaro sempre con Valentino Iuliano, unitamente ad un altro affiliato, Silvio Lumicisi, ai danni un uomo colpito con 3 colpi di arma da fuoco. Nondimeno venivano effettuati pestaggi, gambizzazioni, minacce, sempre attuati con metodi mafiosi.

L'ARSENALE ED IL PATRIMONIO DEI CORDARO (CLICCA SU CONTINUA)

L'ARSENALE - Il clan, inoltre, deteneva un vero e proprio arsenale, tra fucili a pompa, mitragliatori kalashnihov, pistole beretta, smith & wesson, ed un numero notevole di munizioni, tutte trovate e sequestrate in un appartamento "bunker" in zona Tor Bella Monaca, al cui interno è stata pure rinvenuta la contabilità della gestione stupefacenti, con organizzazione dello spaccio e dei turni di servizio, ma anche telefoni cellulari e schede telefoniche, il tutto preservato da un sofisticato impianto di sorveglianza collegato a telecamere esterne abilmente occultate. 

IL PATRIMONIO DELL'ASSOCIAZIONE - La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha concentrato e delegato le ulteriori indagini, successive agli arresti, sul patrimonio dell’associazione: beni mobili ed immobili, proprietà, conti correnti, provento dell’attività illecita. Si è così potuto in tal modo certificare la pronta e costante disponibilità di ingenti somme di denaro, a fronte invece della sostanziale assenza di fonti dirette lecite, utilizzate sia per la gestione degli affari del sodalizio che per l’immissione nell’economia legale, attraverso investimenti mobiliari ed immobiliari.

BENI SEQUESTRATI A ROMA (CLICCA SU CONTINUA)

BENI A ROMA E PROVINCIA - Tale assunto ha consentito al Tribunale di Roma su proposta della DDA, di porre sotto sequestro diversi beni patrimoniali: un immobile ad uso abitazione, posto in via San Cesareo, a Rocca Priora, composto da 5 vani con un valore stimato di circa 200mila euro. Una villa in via dei Palosci, zona Tor Vergata a Roma, di circa 150 metri quadrati con giardino e piscina (del valore di circa 400mila euro), oltre ad una terza abitazione di Montecompatri (via Casilina) composta da 3 vani per un valore di circa 140mila euro. 

BENI SEQUESTRATI ALL'ISOLA DELLA MADDALENA (CLICCA SU CONTINUA)

ISOLA DELLA MADDALENA - Una famiglia che dal 2014 ha cominciato a reinvestire i propri guadagni in Sardegna, in particolare all'Isola della Maddalena, in provincia di Sassari. Investimenti stimati in circa 400mila euro, che hanno portato i Cordaro ad intestare i beni a dei prestanomi, riconducibili al clan. Fra i beni sequestrati nell'isola sarda il ristorante "Garden", acquistato appunto tre anni fa, con l’aiuto determinante del legale dell’organizzazione (già arrestato a luglio nella prima trance dell'Operazione R9), con un investimento di 100.000 euro per avviamento ristrutturazione e gestione. Tra i beni anche il fast food pizzeria "Mafalda", "comprato con i proventi dell’attività criminale e con l’intermediazione dell’avvocato del clan, al quale furono dati 95.000 euri da impiegare per la gestione dello stesso".

LA SQUADRA DI CALCIO (CLICCA SU CONTINUA)

SQUADRA DI CALCIO - Oltre a conti correnti, libretti di risparmio, deposito titoli, cassette di sicurezza e rapporti finanziari riferibili ai soggetti suindicati; il sequestro della DDA ha riguardato anche denaro contante ammontante a 4.500 euro già sequestrato durante l’esecuzione delle misure cautelari del luglio 2016. A chiudere il cerchio una squadra di calcio, la "Ilvamaddalena 1903", militante nel campionato di Eccellenza sardo. In relaizone alla società calcistita gli inquirenti hanno sequestrato quote e patrimonio dell'Asssociazione Sportiva Dilettantistica presente sull'Isola della Maddalena, presso il campo Pietro Secci, con bar all'interno. 

TRE MILIONI DI EURO - L’ammontare complessivo dei beni patrimoniali riferibili al clan Cordaro è di circa 3 milioni di euro. E’ stato, quindi, inferto un ulteriore duro colpo alla potente famiglia Cordaro, principalmente dedita al traffico di stupefacenti del tipo cocaina ed hashish, che aveva conquistato il controllo della redditizia piazza di spaccio, con centro operativo nel comparto R9, nel popolare quartiere romano e che si è resa protagonista, negli ultimi anni, di una serie di attività criminali e violentissimi fatti di sangue, culminati in un efferato omicidio ed altri tentati omicidi.

PIAZZE DELLO SMERCIO (CLICCA SU CONTINUA)

PIAZZE DELLO SMERCIO - L’odierna attività continua ad inserirsi in una più ampia e costante azione di contrasto operata locale Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Polizia di Stato alle illecite attività poste in essere nel contesto territoriale indicato, caratterizzato da un crescendo di attività criminali e di gravi delitti riconducibili a conflittualità e a connessi regolamenti di conti consequenziali e funzionali alla “conquista” di piazze di smercio della droga in quell’area, per affermare o rimarcare l’egemonia di un gruppo su un altro.
 
ARMI E DROGA - Negli ultimi sei mesi sono state, infatti, diverse le operazioni concluse con l’arresto di numerosi appartenenti alla famiglie criminali (più di 150) che hanno radicato nel quartiere di Tor Bella Monaca il centro dei loro illeciti affari, nonché col sequestro di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente (più di 45 chili) e di armi (più di 21).

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