Cronaca

Fiumicino, sequestrato il porto turistico: frodi nelle forniture pubbliche

Il sistema sarebbe stato funzionale ad una rilevante contrazione degli oneri di costruzione, a tutto beneficio delle società del noto gruppo

Sette indagati e l'intera area del nuovo porto turistico della Concordia di Fiumicino sotto sequestro.

SEQUESTRO E SIGILLI - Si è aperta con l'operazione della Guardia di Finanza, su disposizione della procura, la giornata nera dell'opera pubblica, realizzata da Francesco Bellavista Caltagirone e che ora è sigillata.

L’intera area del cantiere del porto turistico di Fiumicino, che si estende su una superficie di oltre cento ettari, è stata sequestrata dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, nell’ambito di un’inchiesta diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Civitavecchia, dottor Lorenzo Del Giudice.

IL PROGETTO - Il progetto dell’opera, affidato ad una società del gruppo Acqua Pia Antica Marcia, prevedeva la realizzazione, sia a mare che a terra, di cantieri nautici, strutture abitative, ricettive, commerciali, sportive e box auto e, secondo le  intenzioni, doveva garantire la ricettività di circa 1.500 imbarcazioni.

INDAGINI - Dalle indagini delle Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, è emerso che dietro i lavori di costruzione del “Porto della Concordia” di Fiumicino operasse un  meccanismo di affidamento delle commesse tra imprese riconducibili, direttamente o indirettamente, al noto gruppo romano, con l’intento di realizzare l’opera ad un costo di gran lunga inferiore a quello stimato, di circa 400 milioni di euro.

LAVORI SENZA GARA - In particolare, l’impresa concessionaria, da parte della Regione Lazio, della zona demaniale marittima per un periodo di 90 anni – una società partecipata da un ente pubblico e di fatto gestita, anche attraverso patti di sindacato, dal citato gruppo imprenditoriale – avrebbe affidato, senza ricorrere ad alcuna gara di appalto, la realizzazione “chiavi in mano” della struttura ad una società “general contractor” sempre del gruppo, che, a sua volta, avrebbe sub-affidato le varie commesse, a costi contrattuali sensibilmente inferiori, ad altre società, peraltro prive di sufficienti capacità imprenditoriali e strutturali.

Soltanto l’ultima impresa della catena, una società di Reggio Emilia estranea al perimetro dell’Acqua Pia Antica Marcia, avrebbe avuto il compito di eseguire materialmente i lavori di costruzione dell’opera, ad un costo pari a circa un quarto di quello stimato, ovvero 100 milioni di euro in luogo di 400.
La stessa contrattualistica utilizzata presenterebbe alcune evidenti anomalie: contratti  redatti a distanza di un giorno, società inserite nella catena dei subappalti che avrebbero affidato i lavori ad altri soggetti prima di essere formalmente incaricate per la loro esecuzione e, addirittura, vi sarebbe stato, in un caso, il sub-affidamento delle opere senza un’assegnazione  “a monte”.

SPENDERE MENO PER GUADAGNARE DI PIU' - Il sistema sarebbe stato funzionale ad una rilevante contrazione degli oneri di costruzione, a tutto beneficio delle società del noto gruppo. Dagli accertamenti, è stato appurato che, in sede di esecuzione, sarebbero  state introdotte varianti sostanziali al progetto definitivo a suo tempo approvato dalla Regione Lazio, senza che quest’ultima avesse mai validato le modifiche, nonché l’impiego di materiale inidoneo in quantità rilevante, la completa assenza del geo-tessuto e le modalità di costruzione non conformi a quelle previste, con ripercussioni negative sulla qualità delle opere in via di realizzazione ed, in buona sostanza, sulla loro stabilità e la sicurezza, come confermato dalle stesse perizie disposte dall’Autorità Giudiziaria.  
I lavori – che erano iniziati a maggio del 2010 e sospesi, dopo alcuni mesi, per mancanza di fondi - hanno portato alla costruzione dei moli sopraflutto e di sottoflutto, denominati “Molo di Traiano e di Claudio”, un pontile centrale, il “Molo di Augusto”, la “Darsena della Salute” e la banchina di riva, del valore di circa 19,5 milioni di euro.

PIOVE ED EMERGONO LE CARENZE - La precarietà delle prime opere è apparsa evidente con le recenti precipitazioni temporalesche e le mareggiate di fine ottobre, che hanno addirittura causato lo sprofondamento della zona terminale del Molo di Traiano, rilevato dai militari della  Capitaneria di Porto subito intervenuti.

GLI INDAGATI - La gravità della situazione ha quindi indotto il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Civitavecchia, dott.ssa Chiara Gallo, a disporre il sequestro preventivo dell’intera area del cantiere, il cui accesso è stato interdetto.
La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha iscritto nel registro degli indagati sette persone, a titolo di concorso, tra cui il “dominus” ed amministratore di fatto del gruppo imprenditoriale, i legali rappresentanti delle società sub-appaltatrici nonché il direttore dei lavori, per il reato di frode nelle pubbliche forniture nel corso della realizzazione di un’opera di  interesse generale.
 


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