Cronaca

La tratta delle 'schiave' dalla Nigeria al Municipio delle Torri

Le vittime venivano 'comprate' nel paese africano, per poi essere 'provate' in Togo e arrivare nella Capitale con un debito di 70mila da pagare in modo da ottenere la 'liberazione' dal sodalizio criminale

Le donne ridotte in schiavitù maltrattate dai loro aguzzini

Una vera e propria tratta di donne ridotte in schiavitù. Una brutale metodologia messa in atto da una sodalizio criminale di nigeriani smascherato dai carabinieri nell'ambito dell'Operazione Cults, che ha portato i Militari dell'Arma ad eseguire 34 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due sodalizi che si spartivano il territorio del VI Municipio delle Torri nell'ambito dello spaccio di cocaina e di marijuana, nonchè nella tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

VENDUTE DALLA FAMIGLIA - Ad illustrare quelle che erano le tappe che portavano le vittime dai loro paesi di origine ad esercitare l'attività di meretricio nell'area di via Prenestina, via Casilina e la via Polense il generale dei Ros Angelo Santo. Un'organizzazione ben oleata e strutturata che cominciava il reclutamento principalmente in Nigeria dove i procacciatori di donne sceglievano le giovani, su indicazione delle 'Madame' (dalla parola francese) operanti a Roma (le maitresse che gestivano direttamente le ragazze). Qui gli aguzzini pagavano alle famiglie circa 12mila euro lordi (compresi di viaggi e documentazione falsa da fornire alle donne), poi la prima tappa del lungo viaggio verso la Capitale.

'PROVATE' DAGLI AGUZZINI - Un girone infernale che dal paese africano portava le vittime in Togo, dove sussisteva una sorta di base operativa del sodalizio criminale. Qui le ragazze venivano letteralmente 'provate' con violenze e sevizie atte a testarne la capacità di lavorare a ritmi frenetici nella Città Eterna.

RITI VOODOO - Le vittime, oltre ad essere sottoposte alle violenze, venivano inoltre soggiogate psicologicamente con riti voodoo e tribali. Delle vere e proprie violenze mentali con le giovani donne iniziate a riti esoterici come mangiare il cuore di un gallo o assistere allo sgozzamento di un animale, il tutto con la minaccia di rigare dritto pena pesanti ritorsioni contro i familiari.

TRATTA SUBSAHARIANA - Una volte violentata ed iniziate le vittime venivano quindi trasportate in Libia attraverso un percorso subsahariano da dove arrivavano in Italia tramite i viaggi della disperazione con sbarchi a Lampedusa ed in altre zone del Sud Italia.

DEBITO PER LA LIBERTA' - Arrivate a destinazione in Italia le giovani donne venivano 'smistate' nelle varie città italiane dove operavano i 'Cults Boys' (Parma, Napoli, Firenze, Torino, Imperia, Ancona e Roma). Schiave che arrivate nel Bel Paese dovevano saldare un debito di 70mila euro da ridare ai propri aguzzini per ottenere la libertà ed i documenti.

L'OPERA DELLE MADAME - Seviziate, soggiogate e minacciate le nigeriane venivano quindi affidate alle 'Madame' che provvedevano a dargli un'abitazione e a portarle sul luogo di lavoro, con le donne a offrire così tante prestazioni da riuscire a pagarsi il debito di 70mila euro in circa 8,9 mesi di attività di meretricio sulle consolari della periferia sud-orientale della Capitale.

DA CONTROLLORE A MADAME - Il pagamento del debito non assicurava però la paventata libertà delle giovani, che sole e senza riferimenti in un paese stranieto solitamente cominiciavano la 'carriera' diventando prima 'controllore' e poi 'madame' garantendo in questo modo un ricambio di schiave al servizio dei sodalizi criminali.

INTERCETTAZIONI AMBIENTALI - Una situazione constata dagli inquirenti che attraverso delle intercettazioni ambientali sono riusciti a carpire i dialoghi tra sfruttatori, madame e vittime. "Una di queste ragazze era di mio fratello - si raccontano alcuni membri del sodalizio criminale -. E' arrivata con la barca e ha pagato 70mila euro in 7 mesi. L'altra era di mia sorella ed è venuta con l'aereo ed ha pagato 70mila euro in 8 mesi".

SOLDI PER LA LIBERTA' - Le indagini dei carabinieri hanno carpito anche le parole disperate di una delle vittime, mentre dialoga con una 'Madame': "Ogni giorno se torno a casa con i soldi trovo da mangiare - racconta una delle donne ridotte in schiavitù - e se torno con le mani vuote non trovo nulla". "Sbrigati a pagare il tuo debito - le consiglia la sua aguzzina - così sarai libera di usare il tuo documento e cercare un altro lavoro, e così avrai la tua libertà. "Libertà è una parola grossa - risponde la vittima - chi è sotto sequestro non sa nulla della libertà. Il giorno che finirò il mio debito sarò la persona più felice al mondo".

IL VIDEO DELLE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI


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