Economia

Santa Lucia: tutti al capezzale della fondazione, ma i fatti...

Fare dell'istituto "una casa di cura" o una clinica per il post-coma. Dalla Fondazione: "Se vogliono, devono avere il coraggio di dirlo chiaramente ai cittadini"

Dopo le proteste e le manifestazioni dei mesi scorsi, le promesse e le polemiche che vanno avanti da troppo tempo, i pazienti i cittadini e i lavoratori dell'Istituto Santa Lucia hanno bisogno di risposte. ll futuro della clinica è quantomai incerto, e perciò adesso deve essere programmato. Per questo dal 22 giugno si tengono a cadenza settimanale incontri tra le parti. Le parti sono la Regione Lazio da un lato e i responsabili dell’istituto dall’altro. Dagli incontri però non vengono soluzioni strutturali: è muro contro muro perché diverse sono le valutazioni su cosa è, cosa deve essere, cosa sarà il Santa Lucia. Fare il punto sulla triste situazione dell’istituto romano vuol dire fare attenzione alle valutazioni. Valutazioni qualitative ed economiche.

Il Santa Lucia è un istituto di riabilitazione e cura a carattere scientifico, il primo per importanza e pubblicazioni del centro-sud Italia, e oltre ad essere un punto di riferimento per i cittadini, romani e non, è un centro di ricerca che produce protocolli riabilitativi di rilevanza internazionale, collabora coi centri scientifici più prestigiosi e forma studenti. Ma è prima di tutto un centro di ricerca e di studio che trasferisce sui malati le sue conoscenze, e li aiuta. Ma per la regione Lazio il Santa Lucia fornisce prestazioni, le cosiddette prestazioni di alta specialità, che non dovrebbe fornire.

E’ la disputa intorno ai codici 75 dalla quale poi discendono tutti i problemi tra questa amministrazione regionale e la clinica: la riduzione delle degenze, dei posti di lavoro, i finanziamenti insufficienti. Ovviamente questa sorta di declassamento da parte della Regione porta rimborsi inadeguati a sostenere i costi di gestione reali della struttura. La clinica deve accollarsi così prestiti dagli istituti di credito che poi dovranno essere recuperati, e questo la destina al baratro. 

Per questo deve essere fatta chiarezza: qual’ è il ruolo della clinica, dell’eccellenza scientifica riconosciuta a livello internazionale che aggiunge lustro alla città e alla regione?  Che posto occupa nella scala dei problemi da risolvere del purtroppo malconcio (anche grazie ai lasciti amari delle passate gestioni) sistema sanitario laziale? Al Santa Lucia vogliono saperlo. Il responsabile dell'ufficio stampa, Massimo Amadio, dichiara: “Se alla Regione non serviamo deve avere il coraggio di dirlo, dirlo a tutti, e ai cittadini che hanno già dimostrato il loro parere in modo chiaro (riferimento alle recenti manifestazioni a supporto della clinica ndr), ci dicano che cosa possiamo e non possiamo fare”. Già, si tratta di valutare, e decidere in modo chiaro. Perché se da un lato c’è il contenzioso sulle prestazioni con la regione Lazio, dall’altra le istituzioni danno “pacche sulle spalle”. Incontri ufficiali con tutti, e tutti sostengono (a parole) la causa dell’istituto. Il prossimo 26 luglio ad esempio ci sarà la visita ufficiale del presidente della Camera Fini con una delegazione bipartisan.

Intanto c'è stata una valutazione economica: secondo i responsabili della clinica il suo fabbisogno annuale corrisponde a 63-65 milioni di euro. Secondo la regione Lazio, invece, sarebbe di 50 milioni. La presidente Polverini nei mesi scorsi ha dichiarato ufficialmente di aver già versato per il 2011 nelle casse del Santa Lucia 48 milioni di euro: la clinica ne ha ricevuti e documentati circa 22.


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