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Quer 16 de ottobbre: al Teatro Ghione lo spettacolo sul rastrellamento del Ghetto

Lunedì 15 ottobre 2018 alle 20.45 a Roma presso il Teatro Ghione (via delle Fornaci, 37), in occasione del settantacinquesimo anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma (16 ottobre 1943) si terrà la rappresentazione teatrale Quer 16 de Ottobbre di e con Alberto Ciarafoni, tratto dall’omonimo libro di Alberto Ciarafoni edito da Il Torchio.

È tragico e indimenticabile quello che accadde a Roma ‘quer 16 de ottobbre’, ma prima di diventare nera pagina di storia certo andò prendendo vita e forma sotto lo sguardo ignaro e sgomento di un casuale spettatore.

Ed è il punto di vista popolare che raccorcia la distanza tra i fatti e la loro incidenza nella memoria e nel cuore delle persone perbene.
Tale è la prospettiva del cantastorie assunta dallo scrittore per raccontarci, commentare e commuoverci ed egli è così calato in questo ruolo che assume la lingua del popolo attore e spettatore della tragica epopea, celando nel sonetto la sua abilità letteraria alimentata dalla grande tradizione dialettale romana.

Si è subito immessi nello scenario gravido delle oscure minacce del sentito dire sulla sorte dei Giudei romani, ma avvolto dall’incredulità nata dalla lettura ingenua della politica degli occupanti: né malizia, né sospetto nella comunità del Ghetto che crede nel rispetto dei patti: tutto l’oro è stato dato per un po’ di pace! Non può essere che il Tedesco sia tanto fedifrago e crudele!

Ma esplode affannato il grido di una donnetta umile che sa per certa la verità: come in una sacra rappresentazione è un messaggero del popolo a dare inizio alla narrazione epica che scorre poi attraverso tappe in un crescendo verso la crudeltà della deportazione finale. Ed ogni tempo della vicenda richiama fatti consegnati alla Storia, intrecciati a vivide immagini delle ignare e disperate vittime, strappate alla loro casa, ai loro luoghi di lavoro e di affetti, mentre insieme a loro scorrono sconsolate riflessioni sul mistero del male in relazione alle regole delle opportunità politiche e alle leggi di quel Dio del Popolo Eletto che ad un tratto sembrano essere state tradite, come nelle grandiose e tragiche epopee del XX secolo, anche per gli abitanti del Ghetto romano. Il focus su di loro ne coglie soprattutto la componente popolana, fatta di lavoratori semplici, operosi, rispettosi del Sabato, ma, nello stesso tempo, assorbiti completamente nel tessuto romano tradizionale, nel suo linguaggio e nelle sue abitudini.

Alla fine del racconto, lo spettatore guarda attonito alla sparizione di ‘quella’ gente nei vagoni, verso l’annientamento, e, tra gli struggenti biglietti che volano dalle feritoie sulle rotaie, cerca di pensare a cosa si prova in quella situazione, ma ogni immaginazione si smorza solo nella pietà e nell’impotenza. (di Giusi Checcaglini dal volume QUER 16 de OTTOBBRE di A. Ciarafoni edito da IL TORCHIO di Padova)


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