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La divina Sarah al Teatro India

Dal 21 al 26 febbraio al Teatro India il fascino e l’intramontabile talento della grande diva Sarah Bernhardt rivivranno nell’interpretazione di Anna Bonaiuto, protagonista dello spettacolo LA DIVINA SARAH, regia di Marco Carniti. Il testo, tratto da Memoir di Sarah Bernhardt di John Murrell e adattato da Eric- Emmanuel Schmitt, è l’atto d’amore di uno scrittore americano per un’attrice immortale, per un’artista senza tempo che con la sua arte e le sue stravaganze ha fatto di sé stessa il primo fenomeno vivente di “divismo” nella storia dello spettacolo al femminile.

La Divina Sarah è una pièce che indaga l’animo di una donna che ha vissuto per l’arte, una vera e propria diva anticonformista, che per prima si impose sulla scena mondiale in abiti maschili. La storia di un mito vivente ripercorso attraverso il segretario-schiavo con il quale si instaura un rapporto sadomasochistico. Il comico si alterna al drammatico per ricreare l’immagine di una celebre artista e della sua complessa personalità, svelando l’essenza che si cela dietro la maschera e le ferite che si nascondono dietro ogni arte, e di cui ogni arte si nutre. Con il rapido entrare e uscire dalla finzione teatrale, ne emerge una Sarah Bernhardt completamente messa a nudo, iconica, grottesca, esasperata e disperata di fronte all’inevitabile fine. «Sarah Bernhardt è un’artista senza tempo, o meglio, al di fuori del tempo – racconta il regista Marco Carniti – Un mito che riscrive il suo tumultuoso ed esilarante percorso di vita sulla pelle dello schiavo-servitore Pitou, obbligato a subire la sua rabbia quotidiana e che preso a capo espiatorio gli impone di interpretare i personaggi del racconto della sua vita: da Oscar Wilde a Bernad Shaw, al suo impresario, alla madre. Una partita a due dove il ritmo rapido e fortemente ironico delle battute e il continuo entrare e uscire dalla finzione teatrale compongono una partitura di assoluto divertimento. Un testo sarcastico dove il comico e il drammatico di alternano per la costruzione di una grande personalità d’artista, che ai nostri occhi, ci appare come una “Madonna” di altri tempi”».

Una ambigua seduta psicanalitica nella quale la grande attrice, interpretata da Anna Buonaiuto e affiancata da Gianluigi Fogacci, diviene regista di sé stessa per far riemergere e riaffiorare, con un improvvisato laboratorio teatrale, i protagonisti della sua vita e rivelare l’origine della sua disperazione interiore. Si viene a delineare una vera e propria auto analisi spietata e sarcastica dei suoi rapporti personali e un’urgenza di dire tutto ciò che non era mai riuscita a proferire. Il baratro del passato e le fragili consapevolezze dell’arrivo del nuovo secolo si fondono sulla scena per offrirci il suggestivo ritratto di quella attrice unica nel suo modo di essere, quel talento, «non a caso Mark Twain affermava: “Ci sono cinque tipologie di attrici le cattive, le passabili, le brave, le grandi e poi c’è… Sarah Bernhardt”».

Lo spettacolo si inserisce nel percorso di stagione RITRATTO D’ARTISTA che si compone delle creazioni che riflettono sul senso del teatro e sul mestiere dell’attore, come all’Argentina dove Roberto Herlitzka diventa il Minetti di Thomas Bernhard nella messinscena di Roberto Andò. Oppure, come all’India, dove i ritratti sono anche ritratto delle inquietudini, delle opere e del tempo di una delle personalità più enigmatiche dell’arte, il grande pittore Giorgione raccontato dagli Anagoor in Rivelazione. “Mani” in scena all’Argentina con Riccardo Caporossi, il teatrante-artigiano che costruisce Mura a tenere in ostaggio uomini e storia. Completa il percorso, una finestra aperta all’India su alcuni artisti del panorama teatrale romano: Lisa Ferlazzo Natoli con lacasadargilla e due retrospettive d’artista dedicate al lavoro e alla ricerca di Lucia Calamaro (con La vita Ferma, L’origine del mondo e Tumore, dal 3 maggio) e del duo Timpano/Frosini (con Acqua di colonia, Aldo Morto, Digerseltz e Zombitudine, dal 28 febbraio).
 


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