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Hamletas al Teatro Eliseo

Dieci attrici incarnano Amleto di Shakespeare; una piccola rivoluzione che capovolge il teatro precedente la Riforma, dove i ruoli femminili erano interpretati esclusivamente da uomini.

È il viaggio di un’anima (Amleto), scolpito per la prima volta nel corpo di Francesca Ciocchetti, accompagnata da un solido gruppo di interpreti prestigiose. Una lettura registica “animica” dove il genere diventa importante per scorrere dentro le vene di una storia con un disegno predestinato.

“Essere pronti è tutto, dice Amleto. Rispondiamo alla chiamata come artiste, come creatrici, come donne. Siamo pronte, nel 2018, ad accettare la sfida” afferma la regista Sarah Biacchi, che racconta la lotta fra l’essere e il non essere che ogni essere umano deve affrontare, senza domandarsi se sia uomo o donna: semplicemente spirito. L’incontro fra aldilà, presenze intermedie e vita terrena si manifesta per risollevare, attraverso le labbra di chi non si sente in grado, un mondo “fuori sesto”.

Poco più di un anno fa il progetto HAMLETAS ha debuttato a Verona, presso Casa Shakespeare. 

“E' un'idea che io definisco rivoluzionaria – dichiara Sarah Biacchi - perché per la prima volta in Italia viene proposto un testo di Shakespeare interamente interpretato da sole attrici donne di grande e riconosciuto talento, che interpretano indifferentemente i ruoli maschili e femminili. Ora siamo nel 2018, e siamo pronte a ribaltare la logica che governava i palcoscenici sino al 1670. Le donne oggi sono pronte a sostenere i ruoli maschili con classe, padronanza e senza stravolgere nulla. Basta il talento, la cosa che spesso viene accantonata”. 

Il Teatro Eliseo, nell'ambito del Prologo di Stagione, ha deciso di produrre Hamletas come gesto di amore verso il teatro, le attrici, e l'uguaglianza di genere. 

Lo spettacolo nasce da un lungo percorso maturato nel tempo: “Oltre che attrice e regista io sono musicista – afferma Sarah Biacchi - una musicista innamorata dei grandi strumenti. Negli anni ho sofferto i tanti spettacoli visti sui nostri palcoscenici dove le attrici venivano utilizzate per suonare minuetti e valzerini, in un sacrificato contraltare a ruoli maschili smisurati. Ho visto artiste di immenso talento che avrebbero potuto suonare Wagner e Beethoven, per restare nella metafora, essere costrette a fare miracoli col solo uso delle loro corde. Il progetto Hamletas nasce dal mio amore per le interpreti fuoriclasse, che oggi hanno corde per interpretare molti più ruoli di quanti siano stati scritti loro.

Questo nostro percorso parte dal testo originale dell’edizione di Carlo Cecchi senza assumere un punto di vista. Solo la storia di Amleto, con le sue battute e i suoi personaggi. Voglio partire da Amleto perché per me è Alfa e Omega. Amleto rappresenta una certa qualità di anime che sono chiamate (“vocate”, appunto) a un compito esistenziale che condizionerà molte altre esistenze ad esse collegate. In un ipotetico viaggio dell’eroe, ad Amleto viene soprattutto richiesto di salvare un piccolo mondo individuale per salvare un’intera nazione, un’etica.

E Amleto lo fa. Ma non con la spavalda incoscienza di Rinaldo o di Achille, ma con la disperata complessità della consapevolezza di essere incompleto, fallibile, imperfetto. Con la certezza di essere “nato sbagliato”, e quindi incomprensibilmente chiamato ad un compito più grande delle proprie possibilità. In questa fragilità, sta tutta la magnificenza di Amleto”.
 


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