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InFamiglia al Teatro Tordinona

In Argentina ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica. Ora, dopo quattro anni di rappresentazione, “La de Vicente Lopez”, l’opera scritta nel 2007 dal famoso drammaturgo Julio Chávez approda per la prima volta in Italia, prodotta, tradotta e adattata da Fabiana Pagani con la regia di Francesco Marchesi. Si intitola “InFamiglia” e andrà in scena a Roma al teatro “Tordinona” dal 31 ottobre al 4 novembre alle ore 21 e poi replicata il 5 alle ore 19. 

L’ambientazione originale è quella di un patio nei bassifondi di Buenos Aires, metropoli dalle grandi contraddizioni. Proprio per questo l’adattamento lo trasporta nella Roma odierna, corrotta e imbruttita, dove l’ascensore sociale è immobile.

InFamiglia Sinossi

La storia si svolge in un’unica notte e in un unico luogo: il salone della povera casa di Beatrice nei bassifondi di Roma tra la mezzanotte del 31 dicembre e le prime ore del 1° gennaio. La padrona di casa invita Alice, la ricca sorella, e il suo compagno Roman, un giovane rumeno, a passare con lei e i suoi due figli, Alessandro e Elisabetta, la notte di Capodanno. Al termine della cena la cortesia di circostanza viene sempre meno e i familiari si spogliano di ogni falsa gentilezza confrontandosi in maniera sempre più accesa mentre un imbianchino Annibale, bloccato lì per caso, diventa testimone involontario di questa farsa. La cordialità e la convivialità lasciano inesorabilmente spazio al rancore e alla rabbia mantenendo una suspense narrativa enorme che, tra il grottesco e il drammatico, crea un clima opprimente dando un senso di scoppio imminente.
L’opera affronta un tema quanto mai attuale, la difficoltà nell’accettare l’altro. 

“Altro” in quanto straniero, come nel rapporto tra Roman e Alice. Il ragazzo è un riflesso della donna anni prima, quando era una giovane ragazza povera che per potersi arricchire fece un matrimonio di convenienza, Alice esercita su di lui una dura legge del contrappasso: non solo Roman deve sottostare ai suoi capricci ma deve sottomettersi e rinnegare il proprio passato. Lei ha rifiutato le proprie origini facendo elemosina dei suoi averi e della sua presenza alla sorella, allo stesso modo lui deve rifiutare tutto ciò che possa ricordargli il proprio umile paese d’origine. Questo sarà la molla che farà scattare l’ira e il senso di ribellione di Roman.

“Altro” in quanto disabile. Raramente la disabilità è trattata in maniera tanto priva di retorica ma delicata. Alessandro è un ragazzo con un palese ritardo mentale. Elisabetta, la sorella, provvede sempre ai suoi bisogni, si è trasformata in una madre per lui e proprio questo ruolo, che non sarebbe di sua competenza, l’ha fatta crescere ottusa e frustrata. Beatrice non si è mai presa cura di Alessandro, l’ha sempre trattato come fosse il figlio di un conoscente, una mascotte da far divertire ogni tanto senza l’incombenza della responsabilità. La zia Alice è perfettamente consapevole della situazione e col suo sguardo feroce e distaccato si rende conto del malsano clima creato ma il suo aiuto si dimostrerà un freddo obolo. I personaggi più esterni alla famiglia mostrano invece due estremi con i quali la disabilità viene percepita al di fuori del nucleo familiare: per Annibale è un ragazzo fastidioso che continuamente lo disturba col proprio affetto, per Roman invece è un bambino da far giocare e, nonostante i suoi rozzi modi di fare, riesce a farlo svagare. In tutto questo però il dramma lo vive Alessandro che cerca più volte di invocare aiuto ma non viene mai ascoltato.

Il testo cadenza una vera e propria punteggiatura all’interno della partitura sonora dello spettacolo. I momenti quasi cacofonici dove si intrecciano parole, frasi, discorsi si susseguono a momenti molto più dilatati e tensivamente ipnotici. Il suono è quanto mai un elemento fondamentale, tant’è che le azioni più violente e dirette vengono ascoltate, non vengono mai fatte vedere in scena, ma sempre raccontate da rumori, urla, singhiozzi, quasi a voler tutelare lo spettatore da immagini tanto sconvolgenti e al tempo stesso lasciandolo nel mistero dell’ignoto.
Lo spettatore viene catapultato in un ambiente a tratti divertente, a tratti drammatico, ma sempre coinvolgente. Ci sarà da ridere, da sorridere ma soprattutto da riflettere!
 


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