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"La Buona Novella", il Vangelo secondo De Andrè

Casale Alba 2 e Comitato Mammut presentano:


LA BUONA NOVELLA

Il Vangelo secondo De Andre'


Siamo stati invitati, insieme al Comitato Mammut, a dare un contributo
alla festa che si sta svolgendo nel nostro quartiere, in omaggio a San
Gelasio. Per quanto perlopiù non credenti e consapevoli delle contraddizioni di questa collaborazione, abbiamo accettato di partecipare, nella speranza di costruire un rapporto sempre più stretto col territorio che attraversiamo. Abbiamo perciò deciso di rappresentare LA Buona Novella di Fabrizio De Andrè,
che ci è parsa un buon punto di contatto tra le due
visioni, laica e religiosa. La scelta è stata occasione per un
sorprendente viaggio alla scoperta di un mondo ben poco noto: i
vangeli apocrifi, cui De Andrè si era ispirato nel comporre l'opera.

Gli apocrifi (letteralmente: segreti, nascosti) non sono che versioni
della storia di Cristo scritte da autori delle più diverse origini:
greci, bizantini, armeni, arabi, con stile perlopiù semplice,
popolare. Fu la chiesa che poi, scelti come testi ufficiali -canonici
- i 4 vangeli, li declassò, attribuendo al nome apocrifo il senso, del
tutto errato ma ormai diffuso, di falso, improprio. Eppure i Vangeli
Apocrifi sono coevi, spesso addirittura precedenti i 4 vangeli, di cui
colmano diverse lacune. Non falsi, dunque, ma versioni nascoste, non
meno importanti, modi diversi di narrare la storia di Gesù
proponendone una versione umanizzata.
Essi, oltretutto, hanno ispirato opere di molti artisti, anche famosi,
come Tiziano, Raffaello, Caravaggio, Lorenzo Lotto e molti altri.
Opere riconosciute dalla chiesa.

Come non essere attratti da un tema simile? E, leggendo, la scoperta
più sorprendente: l'immagine di Gesù che emerge dagli apocrifi è
piuttosto difforme da quella, comune, di agnello sacrificale. Dai
vangeli più antichi, diffusi nelle comunità giudaiche di Siria e
Palestina, trapela l'idea che quelle genti avevano di lui: un uomo
giusto, schierato in difesa degli oppressi contro i ricchi, i potenti,
i malfattori. Un esempio di purezza e rigore morale.

Questa la figura che ha ispirato l'opera di Faber, che lui stesso
definì "una allegoria, che si precisa nel paragone tra le istanze
migliori e più sensate della rivolta del '68 e
istanze……………………… molto simili che un signore,
vissuto 1969 anni prima, aveva fatto contro gli abusi del potere e i
soprusi dell'autorità in nome di un egalitarismo e di una fratellanza
universale".

E così, dopo la severa invocazione iniziale "Laudate Dominem", segno
di totale sottomissione ad un Dominus assoluto, riveduti per bocca di
Tito, ladrone buono, i dieci comandamenti, si fa strada un senso più
umano di fratellanza. Fino al coro conclusivo "Laudate Hominem", che
rovescia, con un semplice cambio di iniziale, la visuale. "Voglio
pensarti…..figlio dell'uomo, fratello anche mio" è l'invocazione
corale che chiude l'opera.

Son solo alcuni elementi di un capolavoro che cercheremo di rendere
come meglio possiamo

sabato 1 ottobre h. 17,0 , al Casale Alba 2,
insieme a La Buona Novella band


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