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Maria Pia De Vito e Ensemble Burnogualà in concerto all'Auditorium Parco della Musica

Sarà presentato sabato 3 marzo al Teatro Studio “Gianni Borgna” dell'Auditorium Parco della Musica di Roma “Moresche ed altre invenzioni”, il nuovo album di Maria Pia De Vito insieme al suo Ensemble Burnogualà, edito da Parco della Musica Records. Dopo un lungo lavoro di ricerca creativa compiuto attorno alle “Moresche” del compositore fiammingo Orlando di Lasso (XVI sec.) e le performance in prestigiosi Festival e in luoghi non convenzionali Maria Pia De Vito e l'Ensemble giungono finalmente a questo lavoro discografico con un materiale inedito e totalmente innovativo nel panorama musicale italiano e internazionale, arricchito dalla presenza di molti ospiti speciali: il chitarrista Ralph Towner, la pianista Rita Marcotulli, Alessandro D'Alessandro all'organetto, Giuseppe Spedino Moffa alla zampogna e Massimo Carrano alle percussioni.

Sul palco del 3 marzo le 20 voci della formazione saranno accompagnate dal pianista Lorenzo Apicella, dal contrabbassista Dario Piccioni, dal percussionista Arnaldo Vacca, da Ousmane Coulibaly alla kora e al balafon e da alcuni ospiti del disco. Durante i live, la bellezza dell'impasto sonoro ottenuto, la creatività e la raffinatezza della proposta musicale, si spingono sempre oltre le attese dello spettatore. Del resto, la sperimentazione sul canto e sulla voce di Maria Pia De Vito, cantante e compositrice pluripremiata a livello internazionale, da sempre abbraccia diversi campi d'azione. Direttore artistico della Sezione Jazz del Ravello Festival, ma anche docente di canto in diversi Conservatori e College italiani, la De Vito definisce l'Ensemble Burnogualà, da lei fondato e diretto, una “comunità di ricercatori” con cui condivide gran parte della sua indagine creativa.
Il risultato è un materiale di grande ricchezza ritmica e contrappuntistica, con interludi, spazi e panorami sonori in cui l’Africa, la Napoli rinascimentale e l’improvvisazione si mescolano e si incontrano nella contemporaneità.

Nel repertorio sfavillano cicli carnevaleschi i cui protagonisti sono schiavi e liberti africani ritratti in serenate, corteggiamenti, danze, bisticci, in un linguaggio che mescola sapientemente frammenti di dialetto napoletano comicamente storpiato, parole e frasi in Kanuri (la lingua parlata nell’area Nilo-Sahariana nell’impero del Bornu, attuale nord-est della Nigeria), insieme ad imitazioni di strumenti e versi di animali a cui si aggiungono ispirati momenti di improvvisazione vocale.


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