Eventi

Necropoli Ostiense

sabato 8 dicembre 2018, hh. 15:00 (durata visita: 2 ore)
Necropoli Ostiense (permesso speciale; max 25 persone a visita)
Via Ostiense 190, Roma
visita: € 16,00 (visita , biglietto, auricolari)
dott.ssa Valentina Luciani
prenotazioni: amici@romafelix.it


Nell’area compresa tra la Rupe di San Paolo e l’ansa del Tevere si addensava una grande Necropoli le cui tombe si disponevano lungo la via Ostiense, attorno alla quale si articolò la prima area di culto e la successiva Basilica di San Paolo fuori le mura. La stessa Basilica deve la sua origine alla deposizione dell’apostolo in una di queste sepolture. Dopo continui interventi di allargamento e di scavi oggi sono visibili i più antichi edifici funerari (colombari) in piccole nicchie di più piani per la deposizione delle urne. Questa necropoli è stata annessa all’area verde del Parco Schuster.
Si tratta di un’area archeologica preziosissima riguardo alla quale la Sovrintendenza capitolina, in collaborazione con gli antropologi del dipartimento dell'università di Valencia, ha avviato un nuovo programma di ricerca scientifica per scoprire, analizzare e catalogare i resti ossili combusti conservati ancora intatti all'interno delle olle cinerarie. Un'iniziativa che arriva dopo cento anni dai primi scavi del sito. La necropoli romana venne alla luce nel 1917 facendo riemergere tombe, dotate di stucchi, affreschi dipinti e pavimenti a mosaico in ottimo stato di conservazione. Tali ritrovamenti costituirono un'importante testimonianza della popolazione che abitava questo settore della città dalla tarda età repubblicana al IV secolo dell'impero.
Le numerose iscrizioni funerarie rinvenute nell'area documentano l'appartenenza dei defunti a un ceto medio di artigiani e mercanti, spesso di origine servile, con nomi orientali o greci. Così, oltre a Giulia Fortunata, ricorrono nomi più orientaleggianti quali Selene, Cleopatra. E passeggiando tra i resti si notano affreschi colorati d'ogni tipo, dai più semplici ai più particolari. Si tratta di un'area interessantissima dal punto di vista archeologico, forse una delle meglio conservate in tutta Roma.
Dietro le grate emergono una gran quantità di loculi, edicolette, sarcofagi e casse. Un percorso accidentato tra spoglie e cinerari di schiavi e liberti. Stanno accanto ai loro gentilizi, con le loro età e mestieri. E invocano i Mani per scongiurare un trapasso funesto. Si affacciano su vicoli e stradine, vantando una certa dignità architettonica ed eleganza. Si tratta, perlopiù di tombe individuali e di corporazioni, le cui epigrafi implorano l’aldilà.
A nord della necropoli, le tombe più antiche hanno le facciate in tufo accanto a quelle in laterizio di età imperiale. Nel piccolo ambiente sottostante la scala, ecco un pavone e accanto un Ercole nerboruto che riporta Alcesti fuori dalla morsa dell’Ade. Si tratta di un piccolo ambiente dipinto, nascosto nascosto tra le tombe del sottoscala. A pochi passi, si estende un’ampia area sepolcrale in opus reticolatum (tecnica muraria che si presenta in superficie con una disposizione di bozze e mattoni a reticolo in diagonale), dell’inizio dell’Impero.
Al muro di recinzione sono addossati sepolcri di varia epoca. Quasi tutti – a fossa o terragni – appartenenti a schiavi e liberti, eccetto due a forma di edicola, una in marmo e l’altra in laterizio.
Dalla parte opposta, due aree rettangolari con le pareti forate da nicchie sono riferibili a colombari. Il primo, vicino all’ingresso, è caratterizzato da un’elegante edicola che, sulla fronte incorniciata di serti di margherite, reca l’immagine di due leonesse che si avventano su una gazzella. Accanto, un piccolo pozzo.
Alla gens Pontia (I sec. d.C.) appartengono le olle funerarie con le relative iscrizioni.
Affacciati al tratto di collegamento con la via Ostiense si trovano altri colombari disposti in sequenza del I secolo d.C.: tra di loro, colpisce quello di Livia Nebris, figlia di Marco, qui sepolta insieme con gli altri membri della famiglia. A fianco, una stanza trapezoidale è circondata da sepolcri a fossa, identificata come come sede della famiglia che aveva costruito quei sepolcri per i propri congiunti.
Purtroppo poco visibili i resti di riquadri pittorici con figurine volanti – grifi, pegasi e un’aquila – che si librano in fondali bianchi.


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