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Sbarchi al Festival dell'Arena

SERGIO BASILE ACCOMPAGNA GLI ATTORI DI IMPRENDITORI DI SOGNI NELL'ULTIMO APPUNTAMENTO DEL FESTIVAL DELL'ARENA

Il Festival dell'Arena, festival nazionale di teatro off, è giunto al termine della sua seconda edizione. Per l'occasione gli attori Claudia Natale e Yuri Napoli di Imprenditori di Sogni presentano il loro nuovo spettacolo in anteprima proprio nell'arena del Gruppo Storico Romano nella splendida sede di Via Appia Antica, 18 in Roma. Lo spettacolo, che andrà in scena l'11 settembre alle ore 21:00 presso l'anfiteatro del Gruppo Storico Romano sito in via Appia Antica, 18, nasce da un progetto a cura del regista e attore Sergio Basile, attore sul palco con artisti come Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi, e si intitola "Sbarchi - Concerto per i profughi troiani sbarcati sulle coste del Lazio" ispirato appunto dall'Eneide di Virgilio. Letture originali scritte da Sergio Basile, proiezioni e componimenti scenici accompagneranno lo spettatore nel racconto della fuga dalla guerra e dello sbarco di Enea con i compagni troiani. Accolti al banchetto della regina Didone, gli spettatori, come gli attori, vivranno parallelamente l'esperienza del naufragio e, successivamente, della cena al palazzo della Regina di Cartagine. Sarà un po' come rivivere il racconto della sventura e poi la salvezza di Enea e dei suoi compatrioti proprio nel luogo dove da sempre si rievoca la storia di Roma Antica, ovvero la splendida arena del Gruppo Storico Romano, interamente composta in legno e sabbia, in puro stile antico. Le voci narranti sono quelle di Claudia Natale e Yuri Napoli, accompagnate dalle registrazioni delle voci del doppiatore a attore Stefano Mondini e del soprano Claudia Toti Lombardozzi, ospiti speciali dello spettacolo. A riempire la scena con coreografie sceniche saranno i rievocatori del Gruppo Storico Romano che racconteranno la storia del naufragio e offriranno il cibo agli spettatori "ospiti" del banchetto che la Regina Didone indice in onore del principe troiano Enea.

Il costo dell'ingresso è di 10€ ed è obbligatorio prenotarsi chiamando al 339 362 46 42 o scrivendo a .

Note dell'Autore, Sergio Basile:

I PROFUGHI TROIANI

In un giorno di luglio del 1988 il sindaco di Riace, in Calabria, Domenico Lucano stava percorrendo la Statale ionica e a un certo punto, guardando verso il mare, vide la carcassa di un barcone e gente che scendeva a riva. Erano immigrati in fuga chissà da quale guerra, da quale distruzione, da quale sventura. Da quel giorno, quel sindaco cominciò ad occuparsi di integrazione facendo il possibile per trovare un alloggio e dare un'occupazione a 120 immigrati. Da quel giorno moltissimi altri immigrati sono sbarcati sulle nostre coste, sulle nostre isole per cercare un rifugio, una nuova speranza di vita. Quello che è accaduto a Lampedusa è storia di ieri… e di domani.

Ma quegli immigrati, non sono forse anche i Troiani in fuga da Ilio distrutta? Enea e i suoi compagni non sono gli archetipi di tutti i profughi, di tutti gli esuli che cercano una nuova patria, un posto dove vivere decentemente?

Ci soccorre Vittorio Sermonti con un passo tratto dalla sua bellissima prefazione alla sua versione dell'Eneide di Virgilio:

"La flotta di Enea ha salpato le ancore in rotta per l'Italia. Una volta ancora -non la prima volta, tanto meno l'ultima - il bacino del Mediterraneo è tracciato da esuli sconfitti e braccati alla ricerca di una patria appena abbandonata in macerie e perpetuamente promessa, di un'identità profonda che non mette radici se non nel futuro, e non si purifica se non contaminandosi. Sì, perché la patria, ogni patria, è anche una patria futura e una patria perduta, una speranza e un rimpianto; ed è anche (così canta Virgilio, e noi continuiamo a verificarlo nella storia che ci pesa addosso) ...è sempre la patria di altri. "

Questa bellissima e affascinante intuizione di Sermonti ci fa comprendere appieno l'attualità del poema di Virgilio Marone, e ce lo fa leggere con una urgenza diversa, così lontana dalla funzione celebrativa che ebbe nella Roma imperiale di Ottaviano Augusto il quale voleva che la sua genealogia risalisse proprio ad Enea e alla di lui madre, la divina Venere…

Noi, proprio sulla scorta della riflessione di Sermonti, vogliamo raccontare l'Eneide come una storia di esuli, di vinti, di uomini, donne e bambini in fuga dalla violenza bestiale della guerra. Un'operazione dove teatro di narrazione e teatro di poesia e canto possano incontrarsi, dove la voce narrante degli attori e i corpi dei rievocatori possano intersecarsi e sostituirsi, coralizzarsi, farsi emozione.

LO SPETTACOLO

Cosa fanno degli esuli, dei profughi appena sbarcati da un lungo ed estenuante viaggio per mare? Ce lo dice Virgilio nei mirabili versi 170 e ss. del I libro dell'Eneide, quando racconta dell'arrivo dei Troiani sulle spiagge di Cartagine dopo il naufragio voluto da Era: preparano il fuoco, cuociono il pane, cacciano nei paraggi, allestiscono le mense, distribuiscono il vino… Qualcuno suona per allietare e ristorare le menti, qualcuno canta… Arrivano anche gli abitanti autoctoni che in una cerimonia di ospitalità e tolleranza portano cibi e li condividono con i nuovi arrivati. E' l'incontro delle civiltà. Qualcosa accade durante questa cena: come Demodoco alla mensa di Alcinoo, re dei Feaci, canta della caduta di Troia, tanto da costringere Ulisse, commosso alle lagrime, a disvelarsi e a confessare di essere proprio lui, il "distruttore" di Ilio, così il canto dei versi della Troia Halosis (dal libro 84 del Satyricon di Petronio) cantati da Ramya Nuk inducono Enea, il narratore Sergio Basile, a svelarsi e a raccontare, a "raccontare", spinto dalla coazione a ripetere ("Infandum, reina, iubes renovare dolorem"…) come il Vecchio Marinaio di Coleridge, la causa di tutte le disgrazie, il motivo della fuga, l' aitia della sventura sua e dei compagni sopravvissuti. Il materiale fornito dai libri II, III dell'Eneide, il grande e polifonico racconto di Enea dell'inganno del cavallo e della distruzione di Troia, faranno irrompere sulla scena personaggi giganteschi come Laooconte, Sinone, Palamede, Ulisse, Priamo, Ecuba, Calcante, Elena, Anchise, Iulo, Cassandra, Ettore, Neottolemo, Polifemo, Corebo, Aiace Oileo, Andromaca, Eleno...E poi il libro IV con la descrizione del viaggio verso il Lazio, il naufragio sulle coste di Cartagine, l'incontro con Didone…

Un grande racconto intorno al fuoco di una cena, che diventa luogo e simbolo dell'integrazione e della tolleranza. Non erano cresciuti, non si erano nutriti con queste storie anche quei Greci che dalla madre patria erano sbarcati sulle coste della Sicilia, della Calabria, della Puglia, della Campania per fondare le colonie? E dall'incontro di queste storie con quelle autoctone non era nata una forma di teatro diversa dalla tragedia classica, frutto e risultato di una integrazione straordinaria e non solo di una colonizzazione culturale? All'interno di questa narrazione "classica" racconteremo anche la storia di qualcuno realmente sbarcato sui lidi siciliani alla ricerca di un asilo. Questo contrappunto ci permetterà di vedere e vivere l'avventura dei profughi troiani sub speciae aeternitatis, non relegandola totalmente nel mondo della "finzione" del poema classico ma inserendola in quello della vita reale, con le sue urgenze e i suoi drammi.


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