Eventi

SpazioTempo, la mostra di Antonio Marchetti Lamera

Giovedì 23 marzo, alle 18, si inaugura la mostra Spaziotempo di Antonio Marchetti Lamera (Bergamo, 1964) ed Ennio Tamburi (Jesi, 1936 – Roma, 2018) a cura di Roberto Lacarbonara nel nuovo spazio espositivo ETworks Studio in via dei Marsi 41 a Roma. 

“La mia direzione è verso forme geometriche non finite, fluide, con la materia liquida dei colori lasciata libera di correre: io creo degli argini sulla carta, ma mi piace che le forme passino comunque, sfaldandosi”. 

Le parole di Ennio Tamburi – pronunciate a pochi mesi dalla scomparsa, di grande efficacia nel racconto di una ricerca ormai protrattasi in direzione della pura fluidità di colore e superficie – definiscono il “territorio” formale, visivo ed evocativo di questo dialogo a due voci tra Tamburi e Antonio Marchetti Lamera. 

Questo primo confronto, ospitato negli spazi di ETworks Studio a Roma – luogo deputato al racconto della vicenda artistica di Tamburi, al suo archivio e alla conoscenza della lunga produzione pittorica – principia da una comunanza di intenti che i due artisti, muovendo da esigenze differenti, condividono a distanza di anni e senza reciproca conoscenza. Due ricerche di carattere topologico e spaziale, motivate dall’esigenza di raccontare la percezione sensibile di un luogo fisico, una zona concreta e praticabile per mezzo dei propri passi e del proprio sguardo.  

Le due produzioni legate al tema delle piazze europee – quelle di Zurigo, città lungamente frequentata da Tamburi; quelle di Amsterdam perlustrate da Marchetti Lamera – traducono l’esperienza del paesaggio urbano in affermazioni segniche e formali, appunti precari ed incerti. 

Tamburi riporta su carte giapponesi il perimetro impreciso di una piazza percorsa a piedi lungo i margini, giungendo a contenere, nei limiti di una forma astratta e uniforme, la mappa di un sito storico e geografico. È l’esito di una trascrizione, una scrittura altra e personalissima, che trasforma la misura dello spazio pubblico in memoria di un cammino, di una verifica empirica e segreta. 

Per Marchetti Lamera, invece, la piazza è campitura, tela pronta ad accogliere proiezioni plastiche e immaginifiche, soprattutto se i segni in essa radunati provengono dall’inconsistente materialità delle ombre. Ombre di palazzi, di torri, di tralicci e di segnali stradali, colte nelle lievi variazioni delle sfumature e delle posizioni, come in una reminiscenza impressionista che indaga l’immobilità delle architetture per mezzo delle continue variazioni temporali della luce. 

Spaziotempo è il frutto di un impossibile scissione tra la certezza dello spazio e l’ineffabilità del tempo: somma e fusione di luoghi agìti con l’osservazione che riporta la scena del reale sulle mappe consumate di un vissuto. 


Si parla di