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Delirio a due al Teatro Vascello

La grandezza di Eugene Ionesco viene riproposta al Teatro Vascello dal 15 al 24 febbraio con la prima nazionale di "Delirio a Due", un'opera uscita in Italia nel 1967 e considerata minore, ma che a ogni parola ancora oggi riesce a confermare la profondità del pensiero e della critica sociale di uno dei più grandi drammaturghi del Novecento.
A portarlo in scena, co-prodotto dalla Compagnia Mauri Sturno, è Fabio Galadini, allievo di Ales-sandro Fersen e direttore artistico di Roma Fringe Festival, Teatro Francigena di Capranica e Civi-taFestival, accompagnato da Valentina Morini.
Una coppia si logora nel delirio dell'abitudine quotidiana, chiusa nel solipsismo del vivere privato mentre fuori l'umanità marcia inesorabile verso l'autodistruzione.
Lui e Lei, normalmente normali, normalmente infelici, normalmente insoddisfatti della vita, passano il loro tempo litigando con cattiveria e violenza su futilità di ogni genere, rinfacciandosi disillusioni e sogni traditi. Parlano, urlano, disputano mentre intorno a loro, come in uno spaventevole controcan-to, la guerra infuria. Nell'inconsistenza del dialogo riaffiora un passato rifiutato che, nel ricordo, ap-pare migliore di un presente banale, sciatto e privo di certezze, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo insormontabile. Sono i protagonisti di «Delirio a due», scritto da Eugène Ionesco nel 1962. Con loro è di scena la stupidità comica e avvilente degli esseri umani, offuscati dalle loro narcotizzanti abitudini, degradati nelle loro tristi banalità, inesorabilmente chiusi nei loro miseri egoismi, nella loro meschina autosufficienza, nel loro gretto conformismo, in-capaci di dare un senso a ciò che accade intorno. Incapaci di vedere che, intanto, il mondo lì fuori muore. Fabio Galadini
"Nessuna società ha mai potuto abolire la tristezza umana, nessun sistema politico ci libererà dal dolore della vita, dalla paura di morire, dalla sete di assoluto. La condizione umana prevale sulla condizione sociale, non viceversa. Io invece voglio far apparire sulla scena una tartaruga, trasfor-marla in un cavallo da corsa, poi far sì che quest'ultimo diventi un cappello, una canzone, un coraz-ziere, un'acqua di sorgente. In teatro si può osare tutto sebbene ora sia il luogo in cui si osa il meno possibile. Io mi sono proposto, per parte mia, di non riconoscere altre leggi che quelle della mia im-maginazione; e poiché l'immaginazione ha delle leggi, ciò è una nuova prova che, in fine dei conti, non è arbitraria". Da Eugène Ionesco: Note e contronote, Torino 1965.
Dal 15 al 24 febbraio presso la Sala Studio Teatro Vascello, Via Giacinto Carini, 78. Mar/sab ore 21.30, domenica ore 18.30. Biglietto 10 euro.


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