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Yona Friedman. Mobile Architecture, People’s Architecture

A Yona Friedman (Budapest 1923), architetto visionario, figura dirompente e creativa al di fuori di ogni confine disciplinare, dal pensiero straordinariamente attuale, il MAXXI dedica la mostra YONA FRIEDMAN. Mobile Architecture, People’s Architecture a cura di Gong Yan e Elena Motisi, dal 23 giugno al 29 ottobre 2017.

Organizzata da Power Station of Art, Shanghai - dove è stata presentata nel 2015 – questa grande mostra arriva al MAXXI in una nuova veste, pensata appositamente insieme all’architetto.

Per Friedman – che nel 2016 ha realizzato per la Serpentine Gallery di Londra una struttura modulare che sembra disegnata nell’aria - chiunque può progettare e realizzare la propria architettura attraverso strutture mobili semplici e flessibili, dalla casa alle “città spaziali” che fluttuano al di sopra delle città reali. 

Per la mostra del  MAXXI, la celebre Ville Spatiale di Yona Friedman si sposta su Roma, depositando nel museo un frammento che dialoga con elaborazioni grafiche inedite alle pareti. E ancora: disegni inediti degli anni Sessanta, le sue strutture mobili e “improvvisate” insieme alle istruzioni per realizzarle, fotomontaggi, video e una selezione di film d’animazione. E siccome per lui il museo contemporaneo deve esporre ciò che è davvero importante per le persone, ha realizzato un Street Museum temporaneo con oggetti dei cittadini raccolti grazie a una open call del museo.

Mobile Architecture. Questa mostra è una finestra sul linguaggio universale di Friedman che, applicato in contesti diversi, può rispondere alle esigenze ecologiche, sociali e di sostenibilità della società contemporanee. Attraverso bozzetti, modelli e animazioni,  racconta lo sviluppo della famosa teoria di Friedman dell’ Architettura Mobile, teorizzata alla fine degli anni Cinquanta, che si interroga sulla natura dell’architettura e sull’identità di chi ne usufruisce da un punto di vista sociologico, psicologico e costruttivo.  Nello stesso tempo esplora il tema dell'improvvisazione, da lui teorizzata come "possibilità" nel mondo dell'architettura.

People’s Architecture. Per Friedman l’architettura non deve imporsi sulla persona, ma modellarsi su chi la abita, tenendo conto della  vita quotidiana, delle esigenze, dei desideri di chi quegli spazi vive. E’ un’”architettura della sopravvivenza” fatta di materiali poveri e forme semplici, realizzabile da artigiani se non addirittura dai residenti. Oggi più che mai, il suo lavoro è di grande attualità: attraverso la riorganizzazione urbana si può costruire un mondo sostenibile, dove la vita delle persone torni ad avere valore. Una visione apparentemente utopica, tuttavia con una forte componente di realismo che sempre si ravvisa nei suoi lavori.


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