Politica

Nidi, liste eterne e risorse assenti: Tronca pensa ai privati

E' scritto nel documento unico di programmazione 2016-2018, che ha subito riacceso polemiche da sempre infuocate sul tema. I sindacati: "Si aprirebbe una crisi occupazionale senza precedenti"

Un piano di privatizzazione dei nidi comunali, perché le liste d'attesa sono infinite e di fatto a bilancio le risorse non sono sufficienti a garantire un servizio pubblico adeguato. Tronca starebbe pensando di cedere gli asili romani a soggetti terzi, e le materne allo Stato. E' scritto nel documento unico di programmazione 2016-2018, che ha subito riacceso polemiche da sempre infuocate sul tema. 

I NIDI - Come riportato in un articolo de Il Messaggero che attinge dal testo del documento, per accogliere i bambini presenti adesso in lista d'attesa per i nidi "sarebbero necessari ulteriori fondi, per un importo pari a 6 milioni e 500 mila 613 euro l'anno per la copertura delle spese di gestione". Nell'impossibilità di reperirle "si propone di avviare un progressivo passaggio alla gestione in concessione, che consentirebbe una minor spesa per ciascuna struttura stimata in 450 mila euro annui". 

LE MATERNE - Idem per le materne. Anche qui le liste d'attesa sono diventate insostenibili, e per coprirle servirebbero "90 sezioni nuove a tempo pieno [...] e ulteriori fondi per un importo pari a 12 milioni e 375 mila euro l'anno". Nel caso specifico si pensa a una "progressiva statalizzazione delle scuole dell'infanzia". Un iter graduale che dovrebbe portare "alla cessione totale delle scuola dell'infanzia capitoline in favore dello stato". 

POLEMICHE - I sindacati sono già sul piede di guerra. "Non conosciamo e non siamo stati informati su questo documento, che dovrebbe tracciare le linee programmatiche dell'azione dell'amministrazione capitolina per i prossimi tre anni. Se le indiscrezioni di stampa fossero confermate, si aprirebbe uno scenario inquietante: una gestione Commissariale, che dovrebbe governare Roma per altri 6 mesi, si assumerebbe la responsabilità di stravolgere le quarantennali politiche per l'infanzia della nostra città, rinunciando alla gestione diretta e abdicando al proprio ruolo attraverso una vera e propria privatizzazione di uno dei servizi più delicati e importanti per la città, con conseguenze devastanti per le famiglie e per le lavoratrici". Così in una nota i segretari di Fp Cgil Roma Lazio, Fp Cisl Roma Rieti e Uil Fpl Roma Lazio Marco D'Emilia, Giancarlo Cosentino e Remo Croce. 

"Situazione questa che aprirebbe una drammatica e senza precedenti crisi occupazionale per le circa 6000 educatrici e insegnanti capitoline, senza più alcuna prospettiva per le migliaia di lavoratrici già oggi precarie - dicono i sindacalisti - è per altro, nota la posizione sindacale di netto contrasto ad ogni ipotesi di privatizzazione e di rinuncia ad espletare quella funzione di gestione pubblica diretta dell'importante bene comune rappresentato dai servizi all'infanzia di Roma Capitale. 

Abbiamo chiesto un incontro urgente al Commissario Straordinario proprio sul settore educativo e scolastico della Capitale che sta vivendo un momento di estrema difficoltà, così come per altro la totalità dei dipendenti capitolini, per riprendere quel confronto interrotto con le dimissioni della precedente Giunta. Sarà questa l'occasione anche per chiedere conto delle odierne indiscrezioni di stampa".

SEL - Il primo a puntare il dito contro il provvedimento è Gianluca Peciola. "Questo piano di privatizzazione è un altro effetto pericoloso della gestione commissariale voluta dal premier Renzi dell'amministrazione capitolina, e deve essere fermato. Non è possibile risparmiare su un servizio delicato come l'offerta educativa e scolastica per i più piccoli che deve restare pubblico" ha dichiarato in nota l'ex capogruppo di Sel in Campidoglio.   

PD - Ma l'altolà arriva anche dalle file del Pd, con invito alla chiarezza e al confronto, prima di prendere qualunque decisione in merito. "A Roma esiste già un sistema integrato pubblico-privato di gestione dei servizi educativi che esprime livelli di servizio di grande qualità - sottolinea in nota l'ex capogruppo del Pd capitolino, Fabrizio Panecaldo -  dalla lettura dei principali quotidiani oggi in edicola però emerge una confusione sul Dup (documento unico di programmazione, ndr) che non aiuta i cittadini a capire, ma anzi li preoccupa: non si distinguono scuole materne da asili nido comunali, asili nido privati convenzionati e/o in concessione. La confusione non aiuta. Utile è invece, vista la complessità del settore e la delicatezza delle persone a cui il servizio si rivolge, un confronto immediato con il subcommissario delegato in materia".

Un'apertura alla rete pubblico-privato già sperimentata da Alemanno, lo ricordiamo, ha caratterizzato anche l'ex giunta Marino. Sul tavolo dell'allora assessore alla scuola, Paolo Masini, era pronto un schema di delibera che andava nella direzione delle strutture in concessione a terzi. Proposta rimasta sulla carta. 
 


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