Politica

Bus in periferia, seconda bocciatura per il bando a Cinque Stelle

Il Consiglio di Stato respinge il ricorso e stronca il maxi bando con cui il Campidoglio vuole cambiare il gestore delle linee periferiche di superficie 

Immagine d'archivio

Non s'ha da fare. Così com'è, il bando per l'affidamento del servizio non va. A ribadirlo, dopo le ragioni del Tar di un anno fa, anche i giudici del Consiglio di Stato, che hanno rigettato il ricorso di Roma Tpl contro le ditte partecipanti alla gara.

Parliamo dell'appalto fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle per togliere la gestione delle linee bus periferiche al consorzio Roma Tpl, alla sua quarta proroga. Principale punto contestato dalle toghe di palazzo Spada: l'obbligo di compravendita dei mezzi tra il gestore uscente e i vincitori della gara. La trattativa tra le parti è ammessa sì, ma non certo con obbligo all'acquisto. 

Ditte obbligate ad acquistare i bus

Parliamo di due lotti per una cifra a base d'asta di 987.953.580 euro senza iva, per 8 anni di affidamento non rinnovabili e 30 milioni di chilometri assegnati, che presenta appunto, tra le condizioni agli offerenti, anche l'acquisto dei mezzi già in possesso del consorzio Roma Tpl. 

Niente di strano, se non fosse per la cifra, 35 milioni per il primo lotto e 25 milioni e 700 mila euro per il secondo, giudicata eccessiva dai ricorrenti (le società Autoguidovie SPA, Busitalia, GTM e SIA) specie alla luce di vetture non sempre in buono stato. Le ditte hanno fatto ricorso ai giudici, che gli hanno dato ragione in primo grado, e adesso anche in secondo, respingendo il ricorso avanzato dal consorzio. 

Verso una nuova gara

Cosa succede adesso? Che i tecnici capitolini dovranno necessariamente mettere mano al bando, almeno modificando la parte in questione, prevedendo sì "un impegno sin d'ora - si legge in sentenza - a vendere al nuovo gestore il parco mezzi al prezzo di 61 milioni", ma nessun obbligo di compravendita. I tempi dell'aggiudicazione dunque si allungano ulteriormente. E l'affidamento al consorzio rischia la quinta proroga. 

Una storia eterna quella della gestione delle corse bus in periferia. Il primo contratto tra Comune e Roma Tpl, stipulato nel 2010, è scaduto il 31 maggio 2018. Nei successivi due anni si è andati avanti tramite affidamenti diretti con lo strumento della proroga. Dal Campidoglio le intenzioni di cambiare il gestore, anche e soprattutto alla luce di un servizio da tempo a singhiozzo con corse che saltano, continui ritardi e lavoratori senza stipendio, sono state esplicitate dalla giunta Raggi fin dall'insediamento nel 2016. Ma la gara non è mai andata a buon fine. Pubblicata ben tre volte per correggere errori formali vari, ora è stata stroncata anche nei contenuti.