Politica

Rom, il bando sui campi che fa un passo indietro: "Le coop non partecipino"

Quattro associazioni (21 Luglio, Popica Onlus, Radicali Roma, Cittadinanza e minoranze), scrivono alle cooperative che attualmente continuano a gestire i campi: "Boicottate il bando non partecipando"

foto dal campo rom La Barbuta

Una gara pubblica per gestire i "villaggi attrezzati" della Capitale, cinque milioni di euro, sei lotti da affidare a società private e cooperative, e requisiti per la partecipazione che di fatto chiudono le porte a chi non abbia già avuto esperienza nella gestione di campi. Un copione che si ripete per i rom a Roma, con il tanto osannato "superamento dei ghetti" che rimane proclama, pronto per i candidati in odor di campagna elettorale chi a volte si ricordano anche dei diritti umani, violati. Nei fatti, la storia è un'altra. 

Con il nuovo bando emanato dal commissario Tronca non si supera niente. In scadenza il 21 marzo, è finalizzato "all'affidamento del servizio gestionale sociale, formazione lavoro, interventi di piccola manutenzione e del servizio di vigilanza dei villaggi della Capitale". Sei lotti per altrettanti campi (Castel Romano, Lombroso, Salone, Candoni, La Barbuta, Gordiani) e un totale di 5 milioni di euro per 21 mesi di gestione, dal 1 aprile 2016 al 31 dicembre 2017, a società e o cooperative con i requisiti richiesti (prioritario "aver realizzato negli ultimi tre esercizi (2012/2013/2014) un fatturato per servizi analoghi al settore oggetto della gara non inferiore al 20% dell'importo a base di gara del lotto") e l'offerta più vantaggiosa. 

Una mossa che ha subito messo in allarme le associazioni per i diritti di rom, sinti e caminanti. Sono quattro (21 Luglio, Popica Onlus, Radicali Roma, Cittadinanza e minoranze), dopo aver già scritto al commissario Tronca, a firmare una lettera inviata alle cooperative che attualmente continuano a gestire i campi, uniche di fatto in grado di potersi presentare con i requisiti richiesti, e, stando a indicrezioni, già pronte a farlo: Arci Solidarietà Onlus, Comitato Provinciale di Roma della Croce Rossa Italiana, Consorzio di Cooperazione Sociale Onlus Alberto Bastiani, Cooperativa Sociale Bottega Solidale Onlus, Cooperativa Sociale Ermes. Si chiede di boicottare la gara, di non partecipare, perché segue la stessa logica emergenziale e assistenzialista che ha caratterizzato fino a oggi il "sistema campi". 

"Poniamo alla vostra attenzione di considerare – scrivono le 4 organizzazioni – che in caso di vostra partecipazione al bando e successivo affidamento di un lotto, porreste i vostri operatori in condizione di svolgere attività suscettibili di ledere le libertà fondamentali costituzionalmente garantite e discriminatorie poiché su base etnica e non qualificabili come discriminazioni positive. Le attività di Promozione della Sicurezza e di Servizio di Guardiania porrebbero il vostro lavoro sociale in palese violazione dell’art. 16 della Costituzione Italiana". Già, perché oltre ai buoni propositi su progetti di inserimento nel mondo del lavoro e sportelli di integrazione, alla voce "promozione sicurezza" si legge anche di stretta sulla vigilanza, pass orari per gli ospiti, database con registrazione degli abitanti, monitoraggio su chi si assenta per più di 48 ore, controlli su chiunque varchi l'ingresso presidiato h24. 

Insomma, le associazioni firmatarie chiedono un passo indietro a quelle coop prime sostenitrici, almeno sulla carta, di diritti umani e welfare sociale, concludendo la lettera con l’auspicio di definire "eventuali future azioni congiunte per sostenere la richiesta ai nuovi amministratori che governeranno Roma, di una versione diversa del bando che, per contenuti e principi, porti verso la fine della triste stagione dei “campi nomadi” nella Capitale".


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