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Malagrotta 3 non s’ha da fare: ecco perchè Testa di Cane non può diventare la discarica di Roma

L’invaso proposto dall’imprenditore Manlio Cerroni come soluzione alla crisi dei rifiuti della Capitale non può essere utilizzato: mancano autorizzazione e idoneità ambientale

foto archivio: Valle Galeria

‘Malagrotta 3’ non s’ha da fare. La ex cava di Testa di Cane non può diventare la discarica di Roma: mancano le autorizzazioni necessarie e l’area in cui sorge presenta una certa compromissione ambientale. D’altronde è la stessa che  per quasi quarant’anni ha ospitato la discarica più grande d’Europa. 

'Malagrotta 3' non s'ha da fare

La Città Metropolitana di Roma, nel rispondere a uno dei quesiti posti dal Tar Lazio nell'ambito del ricorso del Comune di Albano contro le ordinanze della Raggi che hanno riaperto l'impianto di smaltimento dei Castelli romani, quello in zona Roncigliano, ha spiegato perché la proposta avanzata dall'avvocato Manlio Cerroni, storico proprietario di Malagrotta e della ex cava di Testa di Cane, al momento non ha i presupposti per essere presa in considerazione.

Cerroni vuole ancora rifiuti a Malagrotta

L’imprenditore l’aveva presentata come soluzione più idonea e immediata per risolvere la crisi dei rifiuti di Roma. “La vasca - aveva spiegato in una lettera a Regione e Campidoglio - può essere utilizzata subito e nel contempo nel giro di 30- 40 giorni si possono predisporre altri invasi all'interno della volumetria residua. In tutta tranquillità, si possono avviare in esercizio gli impianti esistenti, realizzati, progettati o da progettare, così da evitare il giro d'Italia dei rifiuti a prezzo d'oro, oltre ai costi ambientali e soprattutto si può da subito tenere pulita Roma".

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Il sito di Testa di Cane non può diventare la discarica di Roma

Al sito manca però il titolo autorizzativo per diventare una discarica. Lo aveva nel 2005 quando "con ordinanza del commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della Regione Lazio - si legge nel documento reso pubblico dall’agenzia Dire - veniva ordinato alla società E. Giovi srl di realizzare e porre in esercizio il piano di ripristino ambientale proposto dalla stessa società”. L’intervento, limitato solo ad uno dei quattro lotti proposti, con capacità complessiva di 98mila metri cubi, “era finalizzato, in via esclusivamente sperimentale, al ripristino ambientale della cava attraverso il riempimento con matrici organiche (frazione organica stabilizzata, FOS) con spessori fino a 5 ml intervallati da strati drenanti (inerti di recupero, scorie di forni, ecc.) e prevedeva l'intercettazione del percolato ai vari livelli per individuare sia i fattori limitanti l'impiego in ambiti non protetti che le condizioni da rispettare per l'impiego di tali materiali in condizioni massive. Il progetto aveva l'obiettivo di dimostrare che l'impiego in ambienti non protetti della FOS proveniente dagli impianti di tmb (trattamento meccanico biologico ndr.) non determina incidenze negative sulle matrici ambientali". 

Un percorso interrotto bruscamente. Nel 2011 emerse infatti che la società aveva effettuato lavori in difformità da quanto autorizzato dall'ordinanza commissariale, da li il sequestro dell’area con la Regione Lazio a disporre l’inefficacia dell’autorizzazione (2012) obbligando la società, successivamente al dissequestro, a provvedere al ripristino allo stato dei luoghi. Un sito nemmeno inserito nel piano regionale rifiuti del 2012, quello all’epoca di Renata Polverini presidente della Regione Lazio, perché fu rilevato che "si sviluppa a ridosso dell'abitato del quadrante di Massimina e Piana del Sole che, negli ultimi anni, ha avuto un notevole incremento demografico rispetto al periodo di approvazione del progetto in questione e che, pertanto, la sperimentazione di cui trattasi potrebbe comportare un aumento degli impatti sia diretti che indiretti rispetto a quelli già valutati in sede di autorizzazione".

La Valle Galeria: da Malagrotta allo spettro Testa di Cane

Da quel momento in poi l'area di Testa di Cane non venne più presa in considerazione: nessuna richiesta di autorizzazione nè procedimenti di valutazione di impatto ambientale. Un invaso nemmeno menzionato nel piano rifiuti regionale approvato lo scorso agosto 2020. Dunque per la Città Metropolitana il sito di Testa di Cane non ha i presupposti di idoneità per il conferimento dei rifiuti richiesti da Roma Capitale. Li non sorgerà nessuna Malagrotta 3. Può tirare un sospiro di sollievo la comunità della Valle Galeria dove, dopo gli anni di Malagrotta, la decisione poi revocata per la realizzazione della discarica di Monte Carnevale e lo spettro della riattivazione dell’invaso di Testa di Cane, attende il recupero ambientale della zona. Di un’area che per decenni si è sobbarcata il peso dei rifiuti di Roma e dintorni e che ancora oggi ne paga danni e conseguenze. 


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