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Rifiuti, il piano degli inceneritori per il Lazio: un quarto impianto e accendere Malagrotta

E' quanto contenuto nel decreto del Consiglio dei ministri del 10 agosto scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 ottobre scorso. Il ministro Galletti: "Evitiamo di andare in emergenza"

Immagine di repertorio

Riaccendere l'inceneritore di Malagrotta, potenziare quello di San Vittore e realizzare un quarto impianto da 210 mila tonnellate. Tira dritto il ministro dell'Ambiente Luca Galletti, con buona pace delle posizioni critiche di Zingaretti e assolutamente contraria di Raggi. Anche nel Lazio, così come nel resto d'Italia, bisogna bruciare più rifiuti. La notizia era già circolata in estate, al momento dell'approvazione del decreto del Consiglio dei ministri il 10 agosto scorso, pubblicato il 5 ottobre sul numero 233 della Gazzetta Ufficiale. Non solo le quattro linee già in esercizio e l'accensione del gassificatore di Malagrotta, vicino a quella che per anni è stata l'enorme discarica della Capitale. Ma un quarto inceneritore ancora da costruire. E c'è chi ripensa al progetto di Albano. Infrastrutture "strategiche" per il Governo che le considera di "preminente interesse nazionale". 

Negli allegati vengono individuati gli impianti in esercizio, quelli autorizzati ma non in funzione e il nuovo che secondo il ministro Galletti andrebbe realizzato. "Nella regione Lazio sono presenti tre impianti di incenerimento operativi e un impianto autorizzato ma non in esercizio con una potenzialità complessiva di trattamento pari a 665.730 tonnellate all'anno, che rappresenta poco più del 75% del fabbisogno di incenerimento regionale" si legge nel decreto. Gli impianti in esercizio: due linee a Colleferro e due a San Vittore per una capacità totale di trattamento di 384.480 tonnellate all'anno. Gli autorizzati: due linee a Malagrotta più una terza a San Vittore per un totale di 281.250 tonnellate all'anno. L'esito dei calcoli è riassunto nel decreto: il Lazio ha un "elevato fabbisogno residuo di incenerimento" che pesa 213.652 tonnellate all'anno. Per questo si prevede la realizzazione di un quarto impianto di incenerimento da 210 mila tonnellatte all'anno.

Tra i motivi di questa decisione anche: "La regione è oggetto di condanna da parte della Corte di giustizia europea, sancita da ultimo con sentenza del 15 ottobre 2014, anche in ragione della violazione dell'art. 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/98 per non aver creato una rete integrata ed adeguata di impianti di gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili". E ancora: "Una significativa quota pari a circa il 10% di rifiuti urbani e di quelli derivanti dal loro trattamento sono destinati fuori regione
e perlopiù smaltiti in discarica". 

Sia la Regione governata da Nicola Zingaretti, sia il Comune amministrato da Virginia Raggi, più orientata alla strategia 'rifiuti zero', si sono dichiarati contrari all'ipotesi di un nuovo inceneritore. "Se si vuole evitare di andare in emergenza, a Roma ci vuole un piano che chiuda in fretta il ciclo integrale dei rifiuti" ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, a margine di una conferenza sulla tutela delle acque. Dal Comune di Roma, dice Galletti, "non ho ricevuto segnali. Mi aspetto che vengano risolti i problemi ventennali che ha la città, ma più che altro mi preoccupa la mancanza di un piano". Poi ha aggiunto: "Se qualcuno mi porta un piano, come leggo sui giornali, di rifiuti-zero lo applaudo, ma faccio notare che nessun comune al mondo è a rifiuti-zero. Quindi qualche impianto andrà fatto, ma non devo essere io a proporre soluzioni piuttosto devono essere lo a portarmele al tavolo con la legge vigente. Ricordo che la nuova direttiva sull'economia circolare prevedere un ricorso massimo in discarica per il 10% del totale dei rifiuti e per il 65% la differenziata, anche se io preferirei 70%". Il Governo riapre l'annosa guerra dei rifiuti per gli inceneritori nel Lazio.


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