Politica

Sgombero Capranica, bambini a scuola con i bus da Roma Est a Primavalle. Baldassarre: "Fase transitoria"

Dopo la protesta di ieri si è tenuto un incontro con le famiglie sgomberate presso l'assessorato. Genitori preoccupati: "Troppa strada ogni giorno per i nostri figli piccoli"

Il giorno dopo la protesta per le famiglie sgomberate dall’ex scuola di via di Cardinal Capranica si è aperto il momento del confronto con l’amministrazione capitolina. Questa mattina una delegazione di sei persone ha incontrato gli assessori comunale e municipale alle Politiche sociali e alla Scuola, Laura Baldassarre e Andrea Maggi, e il capo segreteria dell’assessorato alle Politiche abitative, Paolo Saolini, presso gli uffici del dipartimento a Garbatella. Sul tavolo della discussione tutte le motivazioni che ieri hanno portato alla mobilitazione. A distanza di quasi due mesi dallo sgombero dell’ex scuola, casa per decine di persone ormai da vent’anni, dei circa 300 residenti nell’edificio un’ottantina sono ancora ospitati nei centri di accoglienza e mentre molti sono tornati a vivere in palazzi occupati e qualcuno senza figli ha preferito provare a diventare invisibile e vedersela con alloggi di fortuna in giro per la città. 

A far crescere il malcontento è stato l’avvicinarsi della data dell’apertura delle scuole. Ce lo ha spiegato Arbi padre di tre bambini di 4, 6 e 8 anni, ospitato nel centro di accoglienza di Centocelle, incontrato in piazza ieri: “L’amministrazione ci aveva garantito che la continuità scolastica non sarebbe stata messa in discussione. Ma a meno di una settimana dall’avvio delle lezioni nessuno ha spiegato ai genitori cosa sarebbe accaduto ai loro figli”. Le informazioni sono trapelate prima sui giornali: verrà messo a disposizione un servizio gratuito. “Oggi abitiamo a Centocelle, Tor Vergata e Portuense. Un tragitto lunghissimo che negli orari di punta è pieno di traffico e stancherebbe anche una adulto. Come è possibile?”. 

Questa mattina, però, è stato ribadito loro che la soluzione del trasporto è l’unica percorribile. “Verrà garantito a tutti i bambini fino alle scuole secondarie di primo grado, quelle che prima venivano chiamate medie”, spiega a Romatoday l’assessora Laura Baldassarre al termine dell’incontro. “Nei prossimi giorni spiegheremo nel dettaglio a tutti i genitori come verrà organizzato. Ricordo che siamo in una fase di transizione durante la quale queste famiglie dovranno definire dove andranno a vivere ed è importante per questi bambini poter ritrovare i loro compagni di classe e i loro insegnanti”. 

La preoccupazione per i genitori resta. “Non possiamo fare altro che resistere e provare a vedere come vanno i primi giorni, se i nostri bambini saranno capaci di affrontare questi problemi o se invece arriveranno a sera troppo stanchi. In questo caso siamo pronti a manifestare di nuovo, con i nostri figli, fino a che non si troverà una soluzione”. Chi frequenta le superiori invece dovrà arrangiarsi. Naj, 17 anni, va a scuola a Trionfale e dopo lo sgombero del 15 luglio scorso è stato trasferito con la famiglia a Tor Vergata, nel centro di via Somaini. “Tra meno di una settimana inizio la quarta superiore, non so per quanto ancora resterò nel centro, non posso cambiare istituto adesso. Per il trasporto, però mi sto organizzando da solo. Sarà difficile”. È preoccupato. “Il centro dove vivo è isolato, bisogna prendere la macchina per fare qualunque cosa”. 

Il nodo principale da risolvere resta la casa. Il Campidoglio propone un contributo economico da 516 euro al mese per sostenere le spese per affitti reperiti autonomamente sul mercato. “Abbiamo spiegato che i fondi ci sono e che il sostegno durerà un tempo congruo di quattro anni. Potranno accedervi tutte le persone che rientrano nel censimento delle fragilità effettuato a luglio, anche se oggi non vivono nei centri di accoglienza messi a disposizione dal Comune”, spiega ancora Baldassarre. “Alcune famiglie hanno già iniziato gli incontri, altre lo faranno nei prossimi giorni ma assicuro che questo percorso sta andando avanti. Sappiamo che uno dei problemi è proprio il reperimento autonomo degli alloggi da affittare, così ci stiamo muovendo anche su due fronti. L’amministrazione ha emesso un avviso pubblico che consentirà al Comune di farsi parte attiva nel reperimento delle unità immobiliari. Analizzeremo caso per caso e speriamo davvero questa fase di transizione duri il meno possibile”. 

La strada del contratto autonomo spaventa però le famiglie. “Ho già effettuato diverse chiamate ma senza risultato”, spiega ancora Arbi. “Ti chiedono la busta paga, delle garanzie economiche e soprattutto ti chiedono dove abitavi prima. Quando spieghi che sei stato sgomberato ti rispondono subito che non possono affittarti niente. È logico, il proprietario di una casa vuole garanzie. Ma così noi abbiamo davanti una strada davvero buia”. 

Oltre all’obiettivo di strappare un confronto con l’amministrazione, la protesta messa in campo ieri serviva anche a indicare una strada. Mentre in piazza Capecelatro, nel cuore della Primavalle popolare, si formava il presidio indetto dai movimenti per il diritto all’abitare e dalla rete Roma non si chiude, in via Battistini 466 una cinquantina di sgomberati provava ad entrare in uno stabile vuoto di proprietà privata. La palazzina ‘gemella’ che le sorge a fianco è affittata dal municipio come sede per alcuni uffici e anche quella poi rimasta vuota, in passato, è stata utilizzata dal municipio proprio per dare un tetto a famiglie senza casa. Un vuoto che per gli sgomberati da via Cardinal Capranica è il segno che a Primavalle non mancano stabili in cui abitare con i quali poter risolvere il dramma di una vita senza casa e allo stesso tempo evitare al Comune i costi dell’accoglienza temporanea che pesa tra i 80 e i 20 euro al giorno per ogni persona ospitata. Bel oltre i duemila euro al mese per una famiglia di quattro persone. 

Non solo i costi. La vita nei centri di accoglienza, raccontano in molti, è difficile. “Viviamo in 4 persone in una fredda stanza seminterrata”, racconta una donna trasferita dopo lo sgombero nel centro di accoglienza di via Casaletto, al Portuense. Il figlio più piccolo ha 19 mesi mentre la più grande ha 9 anni. “Dobbiamo cucinare nella stessa stanza in cui dormiamo. Sta diventando insostenibile”. Anche a Centocelle è stata assegnata una stanza per ogni famiglia. Qui però c’è il servizio mensa e nessuno ha accesso alla cucina. “Dobbiamo mangiare a orari prestabiliti”, racconta un gruppo di padri presente alla manifestazione. “Non possiamo nemmeno scaldare un bicchiere di latte ai più piccoli. Il cibo inoltre non è buono, soprattutto per i bambini. Alcuni di loro hanno avuto delle reazioni cutanee”.

Michela, 55 anni, 20 dei quali passati nell'ex scuola di via di Cardinal Capranica, invece non ha accettato le soluzioni del Comune. “Non sono fatta per il centro di accoglienza, proprio non posso", racconta con le lacrima agli occhi. È stesa a terra con taglio profondo ad un braccio che si è procurata dopo essere caduta sui vetri di una finestra quando la polizia ha spinto i manifestanti per impedire l'ingresso nel palazzo vuoto. Ha perso molto sangue ed è stesa a terra ma mi chiede di poter rilasciare una dichiarazione. “Non mi fermo qui, è tutta la vita che aspetto una casa”.

E mentre l’amministrazione cerca di fare in modo che si concretizzino delle soluzioni per quanti sono stati sgomberati due mesi fa, e per il momento nessuna delle famiglie si è trasferita in un appartamento, il Comune prosegue con il lavoro per individuare le alternative per quanti vivono nell’occupazione di viale del Caravaggio, oltre 300. Il cambio di governo ha rallentato l’operazione ma, almeno per il momento, non revocata. “Per Caravaggio stiamo continuando la ricerca di alternative per le famiglie censite”, spiega Baldassarre a Romatoday. “In vista degli sgomberi sono stati stanziati dei soldi e speriamo che in questa occasione potremo mettere subito a disposizione delle unità alloggiative. Terremo periodicamente incontri sull’aggiornamento della situazione”. 


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