Politica

Multiservizi, tende in Campidoglio contro la liquidazione: "Riassorbiteci in Ama"

"Non ce ne andremo finché i nostri posti di lavoro non verranno garantiti" hanno spiegato i lavoratori. Con loro anche il consigliere Alessandro Onorato

La protesta in Campidoglio (foto agenzia Dire)

“Non ce ne andremo finché i nostri posti di lavoro non verranno garantiti. Dopo le proteste dei mesi scorsi, sta nuovamente montando il malcontento dei dipendenti della Multiservizi, controllata al 51% dall'Ama. Armati di tende e sacchi a pelo hanno mostrato tutta l'intenzione di andare fino in fondo nella loro opposizione alla dismissione dell'azienda. “Marino, Marino, Marino, hai fatto un bel casino” uno dei cori intonati. “Siamo qui per protestare contro la liquidazione del 51% della nostra azienda: vogliamo essere assorbiti in Ama o dal Comune”.

A sollevare il malcontento dei dipendenti anche la decisione della giunta rimettere a gara il servizio. Lo spiega il consigliere comunale della Lista Marchini Alessandro Onorato: “La Giunta ha dato mandato per una gara a 5 lotti che a oggi ancora non è stata fatta, e se anche venisse fatta oggi si rischia di non riuscire a fare l'affidamento in tempo per il nuovo anno scolastico” dichiara ricordando le proteste dei mesi scorsi quando l'allora assessore alle Politiche Sociali aveva affidato il bando al Cns. La scelta era però stata revocata a causa delle proteste.

"Per salvaguardare i lavoratori e i servizi il sindaco ha solo due scelte” afferma Onorato: “O nel piano di riorganizzazione delle aziende decide di internalizzare in Ama i lavoratori oppure se il piano finanziario non lo permette, visto che la città ha bisogno di un'azienda di global service che intervenga in caso di emergenza, acquistare l'azienda al 100%, rilevando il rimanente 49". Continua Onorato: "Parliamo di operatori che lavorano nelle scuole di Roma e svolgono tantissime mansioni, dall'accompagno di ragazzi e bimbi disabili, ai cuochi, al bidellaggio, alle pulizie, un servizio di global service che arriva fino alla cura del verde”.


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