Politica

Raggi plaude a Salvini: "Più poteri a Roma? E' positivo". Ma tace sui ministeri al sud

Polemiche sulle parole del leader leghista. E sul silenzio della sindaca: "Si fa scippare Roma da sotto lo scranno"

Foto Ansa

Lui, il leader del Carroccio, ha rispolverato il federalismo. Ma stavolta parlando di "ruolo forte per Roma". Lei, la sindaca grillina che di Roma è alla guida, ha dato il suo placet: "E' una cosa positiva". Il risultato? Una bufera di polemiche, da chi già parla di "abbraccio mortale" (all'amatriciana) tra Lega e M5s, riflesso delle strategie in corso per la formazione del governo nazionale. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sempre più vicini e pronti a sbarcare, insieme, a palazzo Chigi? E allora, questa l'accusa, anche Virginia Raggi sembra già perfettamente allineata. 

Se infatti il tema del decentramento, con più poteri alla Capitale d'Italia, è un obiettivo visto di buon occhio da tutte o quasi le forze politiche, è un'altra la dichiarazione, rilasciata in un'intervista a Il Messaggero, che non è piaciuta affatto: "Molti cittadini romani mi chiedono: portate via un po' di ministeri, qui c'è troppo caos. Per esempio il ministero delle Infrastrutture potrebbe andare a Napoli o a Bari". Non più dicasteri al nord, alla Bossi maniera. I tempi sono cambiati e ora si guarda al sud. Ma comunque via da Roma. Un'idea che ha suscitato le reazioni degli oppositori anche e soprattutto per il silenzio della prima cittadina. 

"In un sistema federale, ma anche di tipo presidenzialistico perchè le due cose per noi vanno insieme, il rafforzamento di Roma è essenziale" dichiara Salvini. E fin qui, tutti più o meno d'accordo. A partire da Virginia Raggi: "Io ho letto le dichiarazioni di Salvini. Mi sembra che si concentri molto sull'attribuire finalmente più poteri al Comune di Roma Capitale. E' un fatto positivo" dichiara a margine di una conferenza stampa, glissando però sull'ipotesi trasferimento dei palazzi del potere. Una mossa comunicativa che non è passata indenne. 

"Ecco un primo effetto del patto di governo sottoscritto dalla Lega e dal M5S con l'elezione dei presidenti delle Camere - tuona l'esponente del Pd romano Giovanni Zannola - tutto ciò avviene, per l'ennesima volta come in passato, sulla pelle dei romani e della funzione della Capitale d'Italia come sede dell'amministrazione centrale dello Stato italiano". Stessi toni da Marco Palumbo, consigliere capitolino e presidente della commissione Trasparenza. "Roma è già in crisi e sta perdendo imprese e istituzioni. E' davvero paradossale che la Raggi non difenda il proprio territorio, ma si presti al gioco di Luigi Di Maio". E ancora il segretario del Pd Roma Andrea Casu: "O la Raggi non ha capito o ancora una volta dimostra di avere a cuore gli interessi del M5S e l'accordo con la Lega pià di quelli di Roma e dei romani #senzadime". 

Un passaggio, quello sui ministeri, fatto notare anche dagli amici-nemici di Fratelli d'Italia, che mal hanno digerito l'exploit leghista nei loro territori chiave. E allora il capogruppo alla Camera Fabio Rampelli parte soft: "Siamo soddisfatti per le prime attenzioni riservate a Roma Capitale dal leader del carroccio Matteo Salvini". Ma, puntualizza, "occorrerà lavorare più sul trasferimento delle risorse, dei beni e dei poteri che su quello dei ministeri". Anche perché, "finché non sarà definito un nuovo assetto economico finanziario tra lo Stato e Roma, la Capitale continuerà a fondare il suo Pil soprattutto sul terziario e quindi anche sulla presenza dei ministeri e sul loro indotto".


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