Politica

Coronavirus, contro i prezzi gonfiati dei test rapidi inviato ai carabinieri l'elenco delle strutture private accreditate

L'Unità di crisi ha segnalato all'Autorità garante della concorrenza e al carabiieri del Nas "al fine di ogni determinazione di competenza e di sorveglianza su eventuali fenomeni distorsivi"

La Regione Lazio tenta la stretta verso i prezzi gonfiati dei test antigenici nei laboratori privati. L'Unità di crisi ha infatti inviato formalmente all’Autorità garante della concorrenza e del mercato e a tutti i comandi dei Carabinieri dei Nas del Lazio l’elenco delle strutture autorizzate all’esecuzione dei test antigenici e gli accordi sottoscritti con le associazioni di categoria Aiop, Anisap, Unindustria e Federlazio "al fine di ogni determinazione di competenza e di sorveglianza su eventuali fenomeni distorsivi".

Il via libera al test è stato deciso a settembre per ampliare la rete di testing regionale ed è stato frutto di uno specifico accordo tra la Regione e le associazioni di categoria. Il prezzo era stato fissato a 22 euro e, in caso di positività al test, dovrà essere eseguito il tampone molecolare senza costi aggiuntivi per il paziente.

Dove fare i tamponi rapidi

Da allora però alcuni cittadini hanno denunciato che laboratori privati "che in alcune circostanze raddoppiano o triplicano la tariffa concordata di 22 euro o inseriscono dei sovraprezzi immotivati", fa sapere l'Unità di crisi in una nota. Anche Romatoday ha intervistato un cittadino che ha denunciato di "aver pagato 50 euro" per effettuare il test in un centro privato nel II municipio. La Regione ha già fatto sapere che i centri che non rispettano i prezzi pattuiti andranno in contro a procedure di revoca dell'accreditamento. Ad alcuni centri è già accaduto. 

Da oggi le segnalazioni dei cittadini "verranno puntualmente riscontrate e avviate le revoche delle autorizzazioni lì dove permanga una modalità difforme dall’accordo sottoscritto".


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