Segnalazioni

Atac, vergogna sull'autobus 81

A chi di competenza ( se ce ne fosse ancora qualcuno!) Storia quasi quotidiana di una line ATAC – la “81”- tra le più disastrate! Data: 19 settembre 2018 ore 13,45 Intorno alle 13,07 dopo pochi minuti di attesa a Corso Rinascimento, salgo a bordo dell’81 e tranquillamente si arriva sino a Largo Brindisi. Dopo aver attraversato quasi del tutto via Taranto, l’autobus si accinge ad affrontare una breve salita per voltare su via La Spezia ed a metà della manovra si blocca in quanto quasi al centro della carreggiata c’è un veicolo della linea “16” fermo che impedisce il traffico sulla sua destra, ma non ostruisce comunque il passaggio sulla sua sinistra, confermato dal fatto che un “51 “ davanti a noi lo supera e va oltre. Al centro di via La Spezia una ”500” è ferma con i lampeggianti ed un’Autoambulanza è parcheggiata di fronte a quest’ultima; una “FCA Stilo” della C.R.I. è parcheggiata contro mano sul lato destro di via La Spezia quasi a fianco della “500” Un gruppetto di persone - tra le quali una Crocerossina - stanno discutendo circa l’incidente. L’autista del mio “81” scende e si unisce al gruppo, ignorando completamente i passeggeri del suo mezzo: alcuni comprendono l’antifona e si allontanano. Torna poi sui suoi passi per prendere - credo – il suo borsello e si riallontana senza profferir verbo e continuando ad ignorare gli utenti del suo mezzo. Altri scendono dall’autobus e gli chiedono cosa succeda e sono da lui invitati a dirigersi lungo via Taranto, comunque ad andarsene via. A quel punto scendo anch’io dal mezzo ed invito – ad alta voce – l’autista a fare l’autista. Cioè a rimontare sul mezzo fare una piccola retromarcia per poter stringere meglio la curva (come aveva fatto quello del “51”) ed a proseguire il percorso. Forse punto sul suo orgoglio professionale si altera anche lui e risponde che non si poteva fare poiché sarebbe andato contromano su via La Spezia. Gli suggerisco allora con voce alterata di avvalersi dei suoi colleghi, che nel frattempo erano diventati tre, di bloccare il traffico e fargli fare la manovra. Anche gli altri si offendono affermando che attendono suggerimenti dalla “centrale” e il “mio” autista che sarebbe stato meglio che io tacessi altrimenti si sarebbe levato la camicia d’ordinanza e mi avrebbe dato una lezione. A quel punto tutti si danno da fare: l’autoambulanza si allontana e gli stessi che prima discutevano, sbloccano il traffico e gli autisti appiedati favoriscono lo sgombero dei mezzi non coinvolti per facilitare lo scorrimento di altri bus ATAC che nel frattempo avevano ostruito via Faenza, via Taranto e forse anche via Appia. Rimangono sul posto il “16” incidentato ed il mio “81” ad futura memoriam ed ammonimento agli utenti ATAC a non intervenire pretendendo che il servizio continui, pena una “lezione” di quelle che lasciano i segni! Tra l’altro non era neanche un novizio, un giovincello, ché al servizio dell’ATAC aveva perso già tutti i capelli! Avrà una cinquantina d’anni ma forse non ha incontrato ancora qualcuno che gli abbia potuto insegnare come ci si comporta con chi ti paga il salario e non pretende null’altro che si faccia il proprio lavoro usando un po' di cervello . . . e null’altro! Conclusione: vivo in parte a Roma ma giro molto in Europa. Ho 72 anni ! vi lascio immaginare per quale ragione vi scrivo. Ho un po' di esperienza sui vostri ed “altri” mezzi pubblici. La vostra utenza ha ormai perduto ogni speranza e tollera da troppo tempo le vostre malefatte, la vostra disorganizzazione, il vostro menefreghismo. E’ veramente doloroso ammettere che siete lo specchio della situazione italiana generalizzata. Vi lamentate degli assalti ai vostri conducenti ed avete ragione, ma in cambio che servizio date? Suggerimento: su quello slargo Brindisi gravitano 5 linee. Lasciate che il “51” ed il “77” vi transitino, ma deviate – per esempio – il “16” e l’”81” su via Pozzuoli o, come è stato per lungo tempo, uno dei due su via Monza altrimenti – come succede regolarmente – anche l’”85” che transita su via Taranto viene bloccato. Vi saluto e non attendo una vostra risposta. Carlo Begliuti


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