Albano

Stendhal e la Badessa di Castro, un romanzo ambientato nel cuore di Albano

La città di Albano fa da sfondo al romanzo di Stendhal, "La Badessa di Castro" dove si racconta l'amore travagliato di Elena di Campireali e Giulio Branciforte

Fin dall'antichità Albano ha trovato posto nella penna di poeti e scrittori della letteratura classica. Orazio, Stazio, Virgilio, solo per citarne alcuni, hanno citato i vini, i paesaggi e le leggende della nostra cittadina. Albano, però, è stato anche protagonista della penna di  importanti scrittori della letteratura italiana e internazionale che hanno trovato nella bella cittadina dei Castelli Romani amore, poesia, disperazione e turbamenti.

Non è facile in poche righe elencare quante penne eccellenti hanno lasciato il loro segno ad Albano per questo ne abbiamo scelte due per le caratteristiche delle loro storie raccontate, immaginate o vissute in prima persona. Stendhal, fra i maggiori scrittori dell’Ottocento, è stato amatore dell’Italia, biografo di Gioacchino Rossini, ammiratore di Roma e di Milano, con una particolare inclinazione proprio per i Castelli Romani.

Di Roma e delle sue campagne fece luogo di dimora e di ispirazione letteraria e proprio nella magia dei luoghi intorno alla Capitale che il romanziere francese dà alla luce il suo primo romanzo breve che molti critici hanno definito una prova generale de “La certosa di Parma” e che vede Albano e i suoi luoghi protagonisti indiscussi.

Il riferimento è ovviamente a “La Badessa di Castro”, la cui storia è stata portata poi alla conoscenza dei più da una fiction televisiva di qualche anno fa: “Il Falco e la Colomba”.

Il romanzo racconta  l'amore impossibile, durato dodici anni e conclusosi con la morte degli amanti, tra Elena Campireali, d'illustre casata, e Giulio Branciforti, un brigante, sullo sfondo di un Albano nella prima metà del Cinquecento con i suoi palazzi nobiliari, le rovine romane e la folta foresta della Fajola, rifugio dei banditi là dove oggi sorge il convento di Palazzola. 

La storia, seppur romanzata, si fondava su fatti reali, testimoniati dal fortunoso ritrovamento nel 1833 di alcuni plichi contenenti relazioni di omicidi e pene capitali risalenti al Cinquecento. Pieno di curiosità, Stendhal si fece tradurre e trascrivere gli scritti, ricavandone quattro cronache: “Vittoria Accoramboni”, “I cenci”, “La duchessa di Palliano” e appunto “La badessa di Castro”. Ulteriore prova del fatto che la storia narrata fosse realmente accaduta è la presenza di alcuni dipinti della bella Elena  nella Galleria Farnese realizzati dal pittore Correggio.

Lo fantasia dello scrittore francese rimase impressionata da queste cronache locali e dal loro ricordo ancora vivo nonostante li separassero ben tre secoli di distanza. Narrando la tragica storia dei due giovani, conclusa con il suicidio di lei, Stendhal parla di amore, onore, costrizione, che vede la giovane nobile sconfitta dal peso della propria famiglia e dal non poter sopportare l'onta di  un figlio avuto dopo aver preso i voti.

Merito di Stendhal, grande conoscitore dei Castelli Romani, è quello di rileggere in una nuova ottica la storia di questi territori: non più vini, folklore e araldica guerriera, ma bellezza e crudeltà, arte universale e intrighi di potere, terra di amori e briganti.


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