San Basilio

IV Municipio, bocciato l’emendamento dei 5 Stelle sui centri per uomini autori di violenza e scoppia la polemica

La maggioranza municipale vuole utilizzare i fondi a disposizione per nuovi servizi dedicati alle donne

La panchina rossa in piazza Balsamo Crivelli - foto d'archivio

Nel IV municipio c’è un solo centro anti violenza. C’è la cooperativa sociale Be Free che opera ed aiuta donne vittime in difficoltà. Troppo poco per un territorio così vasto. Ecco perché occorre impegnare al meglio i pochi fondi disponibili. Su questo, però, si è acceso il dibattito durante l’ultimo consiglio municipale. È stata infatti bocciata la mozione presentata dal grillino Stefano Rosati che chiedeva la realizzazione di un Cuav municipale, Centro per uomini autori di violenza. Parliamo di strutture con finalità diverse rispetto ai classici centri anti violenza.

Differenza tra Cav e Cuav

Sembrano la stessa cosa ma non lo sono. Ai Cuav hanno accesso gli uomini che desiderano o, più frequentemente, che sono stati indirizzati dall’autorità giudiziaria per perseguire un percorso psicoterapeutico che, eventualmente, in sede processuale, porterà poi ad uno sconto di pena. Inoltre, chi li frequenta deve pagare il servizio proprio come previsto dalla normativa. I Cav, invece, sono indirizzati maggiormente per le donne vittime di violenza, grazie a servizi di ascolto e sostegno. Nel IV municipio ce ne è uno gestito da Telefono rosa in via Siro Sollazzi.

Mozione bocciata brutalmente

"Alla faccia del bilancio di genere  - hanno scritto l’ex sindaca Virginia Raggi e il consigliere municipale Stefano Rosati in una nota dopo la bocciatura della mozione -  al momento Roma Capitale non offre questo importante servizio, nonostante i fondi già stanziati a livello nazionale e regionale – hanno detto parlando dei Cuav - il Pd municipale, infatti, sostiene che i fondi a bilancio debbano essere utilizzati solo per i Cav, ossia i Centri anti violenza: una visione miope, che trascura gli approcci più ampi al problema della violenza di genere”.

Secondo Rosati “l'attività portata avanti dai CUAV aiuterebbe a prevenire la recidività del reato, come sottolineato anche nella Convenzione di Istanbul e dalla Conferenza Stato-Regioni. Ed è singolare che lo stesso Pd, stavolta in Assemblea capitolina, abbia presentato una mozione approvata all'unanimità per istituire il Bilancio di genere: uno strumento che valuta le scelte politiche e di bilancio in un'ottica di genere. Peccato che i primi a venire bocciati sarebbero proprio i dem del Quarto".

Priorità alle vittime e non ai carnefici

Sarah Pelliccia, presidente della commissione pari opportunità del IV Municipio, ha spiegato a RomaToday come mai la mozione sia stata bocciata. “Se dobbiamo destinare dei fondi preferiamo farlo per le case rifugio, ad oggi assenti sul nostro territorio, o per nuovi Cav – ha detto a RomaToday – vogliamo dare priorità alle vittime per le quali i servizi scarseggiano”. Del resto, già a novembre dello scorso anno, con una risoluzione votata all’unanimità, era stato dato mandato al presidente Umberti di individuare edifici comunali dove poter ospitare associazioni del terzo settore che si occupano di donne.

Opportunità

Sul tema è intervenuto anche il capogruppo del Pd, Federico Proietti che, come la Pelliccia, sostiene come i Cuav vengano spesso “utilizzati” soprattutto per avere uno sconto di pena in fase processale. “Per noi questo tema è importante. È ovvio che parliamo di persone che vanno recuperate ma, se proprio dobbiamo investire dei fondi, pensiamo di farlo a favore delle vittime.

Del resto, nella seconda indagine nazionale sui Centri per uomini autori di violenza, realizzata nell’ambito del “Progetto VIVA – Analisi e valutazione degli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne”, i numeri parlano chiaro. L’ingresso al centro avviene raramente in maniera spontanea, modalità che accomuna solo il 10% degli uomini presenti nel 2022. Facendo riferimento ad un gioco di parole delle operatrici e degli operatori intervistati nel progetto, “più che spontanei questi ingressi si configurano come “spintanei”, essendo solo in rari casi l’esito di una decisione autonoma degli uomini, i quali più spesso vengono spronati ad intraprendere questo percorso dalla propria partner o dalla cerchia sociale più prossima”.

La decisione di fare ingresso in un Cuav deriva per il 32% degli uomini da consigli e raccomandazioni formulate dai professionisti con cui sono entrati in contatto, generalmente avvocati. Il 20,3% è stato inviato al Cuav dall’autorità giudiziaria, il 13,3% dal questore e il 24,5% da altri operatori dei servizi specializzati e generali presenti sul territorio.

Violenza non è un problema patologico

Pelliccia rincara la dose dicendo “la violenza sulle donne non è un problema patologico e di recupero ma è di patriarcato, cultura del possesso. Le strutture sanitarie che fanno approcci simili al Cuav già ci sono “. E, a proposito di questo, “abbiamo votato una risoluzione per chiedere l’apertura di un Cav all’interno dell’ospedale Pertini”.


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