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"Sciopero al contrario": precari e disoccupati si prendono cura di viale Giulio Agricola

Sabato 26 settembre precari e disoccupati scendono in strada per sistemare Giulio Agricola e per tornare a chiedere politiche occupazionali in grado di offrire un lavoro utile anche ai propri quartieri

Sabato 26 settembre, viale Giulio Agricola sarà testimone di un'originale iniziativa: uno sciopero al contrario. A metterla in pratica saranno i disoccupati ed i  precari del Municipio VII che, per la seconda volta in meno di un anno si dedicheranno alla sistemazione del viale.

LO SCIOPERO ALLA ROVESCIA - L'intenzione da cui muove l'iniziativa della "lista precari e disoccupati del X" è chiara. "Con lo sciopero alla rovescia dimostriamo alle istituzioni che il lavoro sul territorio c'è e le persone che sono disposte a farlo anche". Poi, nel caso specifico, davvero il lavoro non mancherà perchè le condizioni del viale, come alcuni cittadini puntualmente segnalano, vanno progressivamente peggiorando.

LE POLITICHE OCCUPAZIONALI - L'iniziativa di sabato pomeriggio, consentirà di mettere aprire un ragionamento anche sulle politiche messe in campo per incrementare i tassi di occupazione. Nel lazio, fanno sapere gli attivisti impegnati nella prossima sistemazione di Giulio Agricola, ci sono 329mila disoccupati. Una cifra spaventosa. A fronte di questo dato, gli attivisti segnalano che la Regione ha deciso di puntare sul "contratto di ricollocazione, un percorso di orientamento e formazione di 6 mesiche prevede un'indennità di partecipazione (circa 8 euro l'ora) per 2000 disoccupati da più di 12 mesi e con più di 30 anni. Sarà finanziata con 10,7 milioni di euro – leggiamo nel volantino che lancia l'inziativa di sabato – di cui 6 milioni andranno ad agenzie private per il lavoro ed enti di formazione".

LAVORO E BISOGNI DEI QUARTIERI - Ai disoccupati quindi, sembrerebbe spettare una fetta minoritaria dell'investimento. "Per questo dobbiamo organizzarci insieme – spiegano i disoccupati ed i precari – per chieere alla regione un tavolo per ridefinire le politiche per il lavoro ed ottenere un'occupazione vera, mirata ai bisogni dei nostri quartieri".


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